A pensarci bene, sono un po' i mister Wolf di Gasp e Allegri. Perché Dybala e Leao sono chiamati a risolvere problemi che sì competono loro, essendo comunque degli attaccanti, ma che non dovrebbero essere di loro esclusiva prerogativa. Gol infatti fa rima con centravanti (leggi Gimenez e il duo giallorosso Dovbyk-Ferguson) e guardandoli, tutto pensi meno che i due debbano/possano ricoprire questo ruolo. Paulo è delicato ma tosto, come vuole un argentino doc, pupille blu ghiaccio che quando si accendono sai che di lì a poco accadrà qualcosa. Ma più che infilarsi dentro l'area, te lo immagini svolazzare dietro la punta, magari affiancandola, ca-
pace di dettare l'ultimo passaggio o di diventare decisivo con una giocata che strappa l'ooooh del pubblico. Con la Joya del resto la qualità è al potere, è uno dei pochi che quando calcia in serie A si ascolta ancora il rumore del pallone, prerogativa soltanto dei grandi, e può ruotare sul versante offensivo in qualsiasi posizione perché dove lo metti farà bene. Soprattutto se sta bene. [...] Perché Dybala per i tifosi della Roma resta l'uomo dei sogni, quell'idea di campione che il calcio moderno sta pian piano erodendo dalle aspettative estive, implicati come sono i club nel far quadrare i conti. Per questo negli ultimi anni ci si è accontentati di ammirarlo per la metà delle partite: già basta l'altra metà infatti, per rassegnarsi a vedere stop ad inseguire, rigori sbagliati, tiri che non inquadrano mai la porta e passaggi sballati di tre metri. Il rapporto di Leao con i tifosi del Milan è diverso. Rafa è un po' il vorrei ma non posso che a Milano, abituati a vedere i Modric a 20 anni e non a 40 (che comunque resta un bel vedere), mal sopportano. Ma poi il calcio è strano. Il tifoso ancora di più. E allora basta un gol per dimenticare tutto. Gol che Max e Gasp questa sera chiedono proprio a loro due, a quella che per molti - seppur a distanza - era e resta una strana coppia.
(Il Messaggero)




