
IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - Oooh, grazie! Grazie Gasperini e non per il primato in classifica (provvisorio? parzialissimo? immeritato? fate voi), ma perché finalmente c’è un allenatore che non si eccita per il quarto posto. In una quarantina d’anni di stadio, io “Quarto posto sarà!” o “Vinceremo il quarto posto!” non l’ho sentito, né lo vorrei mai sentire. «È un obiettivo economico, non tecnico, io penso a quello» ha detto l’allenatore della Roma Associazione Sportiva (prima che economica, finanziaria, prima ancora che srl e/o spa) rispondendo alla domanda sulle possibilità Champions, su quali siano i traguardi, gli obiettivi, gli orizzonti di questa squadra. Gasperini è un indiano da questo punto di vista, non si preclude niente, né si dà per vinto pure davanti alla cavalleria tonante, per lui c’è prima di tutto la sua tribù, e solo l’orizzonte che ha davanti. [...] Come deve giocare la Roma? Provarci? Sognare? Sbarazzina all’assalto come gli indiani nelle praterie perché tanto, per certi versi, non hai niente da perdere (meno dell’Inter sicuramente)? Oppure alla strenua resistenza della tenda, alla difesa di un punto che significherebbe comunque tanto, fatica e pane quotidiano per i romanisti. A come deve giocare la Roma ci pensa Gasperini, per il resto prendo in eterno prestito la frase calata dall’alto dello spirito Divino di Paulo Roberto Falcao, che questa partita l’ha siglata mille volte e per sempre (con quell’arcobaleno blu d’inverno nell’82): alla nostra radio ha detto una frase che cortocircuita schemi, attese, attitudini di pensiero (categorie stupide e noiose di risultatisti e giochisti) dicendo semplicemente «la Roma si deve far vedere, queste sono le partite in cui si può crescere e fare qualcosa». [...] Così come Carmelo Bene riassunse in uno splendido “vivacchio” 500 anni di interpretazioni di Amleto, Falcao ci ha indicato la via: la Roma si deve far vedere. E noi ci andiamo apposta, per vederla. Perché è sempre e solo tanto, tanto, tanto bella.
(ilromanista.eu)