Valerio Verre: "Qui sono diventato un calciatore, poi Luis Enrique mi ha lanciato trai i big"

20/04/2025 alle 09:02.
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REPUBBLICA - Valerio Verre, centrocampista cresciuto nel vivaio giallorosso e oggi al Palermo, ripercorre le tappe della sua carriera legate alla Roma, dall'arrivo a Trigoria all'esordio in prima squadra.

Dov'è iniziata la sua corsa?
"Sotto casa, alla polisportiva Quarto Miglio. Poi sono passato al Real Tuscolano. All'inizio giochi per stare con gli amici, per divertirti. A 10 anni è arrivata la chiamata della Romulea. Mi cercarono loro, mi vollero con tutta la loro forza".

Un sogno che si avvera?
"All'inizio ero titubante. Al Real Tuscolano avevo gli amici di infanzia. Ma, appena arrivato alla Romulea, mi sono ricreduto subito".

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Poi è arrivata la Roma.
"Sì mi chiamarono alla fine del primo anno con la Romulea. Feci un provino con altri 40 ragazzi sotto gli occhi di Bruno Conti. Alla fine non ti dicono nulla, ma capisci se è andata bene. Per me fu un momento importante: era chiaro che non si trattava più di giocare sotto casa con gli amici di sempre".

Il salto com'è stato?
"Meno grande di quanto pensassi. Alla Romulea avevo già imparato tanto. A dieci anni ascolti molto i loro consigli. E avevano ragione. Lì mi sono sentito parte di una famiglia".

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L'esordio tra i professionisti è arrivato con Luis Enrique. Che ricordo ha?
"Dovevo partire titolare nella gara d'andata contro lo Slovan Bratislava, ma in ritiro mi venne la febbre. Non andai nemmeno in panchina, è un grande rammarico. Poi giocai solo uno spezzone al ritorno. Luis Enrique mi ha fatto esordire e per questo gli sarò sempre grato. Dopo la Roma non ci siamo mai più sentiti, ma lo seguo sempre, tifo sempre per lui".

Proprio a quella partita di Europa League è legato un audio di un tifoso della Roma che si lamentava del suo esordio con una frase che è diventata un tormentone. Se la ricorda?
"Certo che me la ricordo. "Ventisei euro pe vede' Verre". Ricordo ancora il giorno dopo, entro nello spogliatoio e De Rossi mi chiama e mi dice: "Vieni qua, ti devo far sentire una cosa". Ridemmo allora e ci rido ancora oggi. Anche perché non penso che quel tifoso ce l'avesse con me ma fosse arrabbiato per il modo in cui eravamo usciti dalla coppa".