
IL MESSAGGERO - Roberto Pruzzo, ex attaccante della Roma, ha rilasciato un'intervista all'edizione odierna del quotidiano per i suoi 70 anni e tra i vari temi trattati è tornato a parlare della sua avventura in giallorosso. Ecco le sue dichiarazioni.
Buongiorno Roberto, domani compie…
“Eravamo belli io e Bruno, vero? Ma una coppia così quando la rivedete a Roma?”
Intende Lei e Conti?
“Certamente, 268 partite insieme, sono proprio tante. Quando vi ricapita”.
Torniamo al gioco: siamo nella fascia 20-30.
«Non posso dimenticare il militare e lo scudetto con la Roma».
Lei segnalò Helguera?
«Sì e anche Candela. Era un lavoro che mi piaceva ma poi sono arrivati i procuratori e mi rompevano troppo le scatole. Cosi ho smesso».
Il suo rapporto con Liedholm?
“Eccezionale, una delle persone più divertenti che ho conosciuto. Qualche volta lo portavo a casa ed è una cosa che oltre a me e ad Alicicco è capitato a pochi altri. Nils abitava a via di Ripetta, mi facevo delle risate pazzesche nel tragitto. A quei tempi avevo il Porsche, quello basso. Lui era un omone e appena entrava si allacciava la cintura, cosa che all’epoca non faceva nessuno, e con la mano si teneva alla maniglia sopra al finestrino. Sembrava un fagottone, con quel cappotto enorme, la cintura allacciata che non lo faceva respirare e iniziava: 'Roberto tieni destra perché su Lungotevere i romani vanno tutti a sinistra e facciamo prima' (Pruzzo inizia a imitare la voce del Barone, ndr). 'Roberto è rosso', 'Roberto stai attento, fai passare i pedoni'. Roberto di qua, Roberto di là'”.
Era realmente così scaramantico?
“Mai visto uno peggio di lui. Una volta mi fece giocare con il numero 7 ad Avellino perché in base a non so che cosa il 7 doveva portarmi benefici”.
Come andò?
“Non ho strusciato una palla”.
A Di Bartolomei pensa mai?
“Sì, era un ragazzo d’oro, un po’ chiuso ma forse ci prendevamo proprio per quello. Quando ha deciso di andarsene è stata dura per tutti. L’ho provato quel disagio, sono stato solamente più fortunato. E in campo era un leader”.
Ma è vero che tu e Falcao litigaste dopo la finale con il Liverpool?
“Ma no, anche chi come Paulo in campo era Divino può avere delle debolezze umane. Discutevamo però. 'E dammi sta cacchio di palla, gli dicevo', e lui invece faceva come gli pareva. Il Liverpool rimarrà sempre una ferita”.