Bove e l'ombra dell'addio all'Italia

06/12/2024 alle 09:21.
bove-26

IL TEMPO (F. CICCIARELLI) - Il peggio ormai è passato per Edoardo Bove. L'uscita dalla terapia intensiva è la conferma che il centrocampista "sta bene", citando le parole utilizzate mercoledì sera dal dg della Fiorentina Alessandro Ferrari. Adesso si tratta di indagare, interpretare e capire cosa ha scatenato l'arresto cardiaco nella gara contro l'Inter, per rispondere agli stessi interrogativi che il talento romano ha immediatamente posto ai medici riguardo la sua carriera: tutto potrebbe cambiare, nel caso in cui diventasse necessaria l'installazione di un defibrillatore sottocutaneo. Anche ieri non sono arrivati bollettini ufficiali dalla Fiorentina o dall'ospedale Careggi riguardo la situazione di Bove. Edo è sottoposto a monitoraggio ma non ha bisogno di particolare assistenza e per ora i sanitari sono impegnati nell'esecuzione di vari esami, per trovare la causa della crisi "elettrica" che ha colpito il cuore. Lo screening a tappeto include indagini genetiche e l'analisi di tutte le idoneità sportive pregresse, che già dal 2020 prevedevano - su indicazione dello staff sanitario della Roma - che il centrocampista venisse sottoposto a risonanza magnetica, in seguito alla miocardite post Covid avuta nel 2020, oltre a un problema al miocardio avuto da adolescente.

La risonanza è stata effettuata per due volte anche dopo l'aritmia e stavolta avrebbe evidenziato una cicatrice sul ventricolo sinistro. Così, se da un lato servirà almeno un mese per avere un quadro più chiaro, dall'altro è possibile un'accelerata repentina nel caso in cui venisse effettivamente impiantato un defibrillatore di prevenzione secondaria, previsto dalle linee guida internazionali in caso di fibrillazione atriale, in grado di intervenire per correggere il ritmo sbagliato del cuore. Ipotesi tutt'altro che remota, al punto che secondo "La Repubblica" Bove avrebbe già fornito il consenso informato e l'intervento, una breve operazione in anestesia locale, potrebbe avvenire a breve giro di posta. Si tratterebbe dello stesso dispositivo adottato per il centrocampista Christian Eriksen, dopo il malore accusato in campo nel 2021 agli Europei, come per il danese ne precluderebbe la prosecuzione dell'attività agonistica in Italia.

Lo sport italiano ha adottato protocolli più severi, sia nell'ipotesi di possibili danneggiamenti negli sport di contatto che nel timore di possibili recidive. La più celebre riguarda Daley Blind, svenuto durante un'amichevole nell'estate 2020 a seguito del malfunzionamento del defibrillatore installato pochi mesi prima. Nel frattempo il difensore ha potuto proseguire la propria carriera tra Ajax, Bayern Monaco e Girona, dove milita oggi, così come lo stesso Eriksen è tornato a giocare in Premier League con Brentford e Manchester United. Se al momento ogni ipotesi è prematura, proprio questi precedenti lasciano a Bove - in prestito alla Fiorentina ma destinato al rientro alla Roma, visto l'obbligo di riscatto condizionato al 60% delle presenze - la speranza di tornare in campo.