IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - Un po’ il paragone è con Balzaretti, quando proprio il simbolo più debole di una Roma che era stata ferita segnò un gol in cui ci identificammo totalmente: eravamo stati lui, lui era noi, soprattutto nel momento in cui alzò letteralmente e simbolicamente la testa e ci fece vedere lacrime di rivincita e d’amore. Hummels al 2’ di giovedì era il Balzaretti di inizio stagione. (...) Perché giovedì è successa una cosa che chi dice “ma che ve esultate per un gol che vale il 21esimo posto in un girone da 32esimi” non capirà mai. Ma mai mai, eh. Noi giovedì sera non abbiamo conquistato un punto a casa di una squadra che ne aveva fatti 4 a casa del City, noi in Inghilterra non siamo solo riusciti a non perdere e a rimanere in corsa in una competizione che per storia, dovere e amore ci appartiene, non abbiamo solo recuperato al Tottenham due gol in trasferta, noi abbiamo ritrovata, rivista, risentita la Roma. Risentito la Roma. Riconosciuto quell’amore che abbiamo dentro e che fuori più nessuno rappresentava. (...) Se sei della Roma ci resti e non te ne vai (mai) ma hai bisogno di rinnamorartene. E il gol di Hummels è solo sta cosa qua, un Ich liebe dich, un ti amo. Era solo troppo tempo che non ce lo diceva pure la Roma. Ed è questo che ci ha fatto andare a dormire contenti almeno una notte. Ora, noi di questi attimi ci campiamo, ma è più vero che ora abbiamo bisogno di costruire. Di ripartire dal 21esimo posto. Perché è vero che una rondine non fa primavera, ma Roma mia non fare che torni ad aver paura, a non credere a quella maglia, a non onorarla, a non inebriarti di quei colori e della Lupa che porti sul petto, proprio perché la primavera deve ancora venire. (...)