IL TEMPO (M. CIRULLI) - Continua la favola di Niccolò Pisilli. Dall'esordio con Mourinho, passando per gli elogi di De Rossi e il gol vittoria con il Venezia, il prodotto del vivaio della Roma si è guadagnato la prima convocazione con la nazionale maggiore. Ieri ha parlato per la prima volta in conferenza stampa a Coverciano, con uno sguardo spaesato, di chi sembra ancora non credere al momento che sta vivendo. "La chiamata l'ho scoperta leggendo la pre-convocazione - ha affermato - All'inizio non me l'aspettavo per nulla, poi ho detto "Vedremo", ma senza troppe pretese. Ora cercherò di imparare da tutti i miei compagni di squadra, che sono il meglio del meglio". La decisione di Spalletti non è frutto di un colpo a sorpresa, come qualche volta successo con il tecnico di Certaldo. Il ragazzo ha infatti meritato di presenziare al ritiro con gli Azzurri grazie alle prestazioni, convincendo De Rossi prima e Juric poi: "Ci tengo a ringraziarli, così come Mourinho, mi hanno dato la possibilità di giocare ed è solo per merito loro se sono qui, oltre ovviamente a tutte le persone che mi sono state vicine in questo periodo".
Pisilli non si lascia andare a paragoni importanti, consapevole che il percorso per diventare un giocatore affermato è ancora lungo: "Per me è un onore stare qui, una soddisfazione immensa, spero di poter trasformare le belle parole di tutti, anche del mister (Spalletti, ndr) in fatti concreti. Non posso a chi assomiglio, il mio obiettivo è migliorarmi giorno dopo giorno e imparare e rubare un pezzettino un po' da tutti. Posso perfezionarmi ancora su tanti aspetti, soprattutto sui contatti fisici, devo strutturarmi. Sarebbe irrispettoso pensare che io possa portare qualcosa in più a questa squadra, vista la forza degli altri, ma ovviamente cercherò di dare tutto me stesso". L'aspirazione massima è quella di partecipare a un Mondiale con la maglia dell'Italia, cosa che non succede dal 2014, quando Pisilli aveva solamente 10 anni. Oltre a quello c'è anche la volontà di fare bene a Roma e, magari, anche diventare una bandiera dei giallorossi: "Partecipare a un Mondiale è il sogno più grande che ogni bambino può avere quando inizi a giocare a calcio, mi auguro con tutto me stesso che possa far parte di quella spedizione. Essendo tifoso romanista mi piacerebbe essere un simbolo della mia squadra, ma è ancora presto per dire se potrò fare una intera carriera nella Capitale".
Dalle dichiarazioni quasi non sembra essere un ragazzo nato nel 2004: eppure è in grado di unire umiltà e determinazione, senza tuttavia trascurare quello che c'è al di fuori del terreno di gioco. Perché Pisilli parallelamente alla sempre più felice carriera da calciatore porta avanti quella universitaria che, per uno strano scherzo del destino, lo avrebbe potuto vedere dall'altra parte del microfono: "La mia famiglia ci tiene tantissimo allo studio. Frequento la facoltà di Scienze della Comunicazione, ora gioco a calcio, poi vedremo. Il giornalismo mi affascina, ma ora penso a giocare".