Quando Dan Friedkin sbarca a Trigoria c'è sempre il colpo di scena. E 246 giorno dopo l'esonero choc di Mourinho, arriva quello di De Rossi. Un'altra bandiera ammainata dagli americani proprietari della Roma, dopo che a giugno gli avevano consegnato le chiavi della squadra con un contratto triennale. Al suo posto l'ex Torino Juric: contratto di un anno a 2 milioni a stagione di euro con opzione per il successivo in caso di qualificazione in Champions League. "Decisione adottata nell'interesse della squadra", si legge nel comunicato dell'esonero. Segno che anche i giocatori non erano più sulla lunghezza d'onda dell'allenatore. I battibecchi con Cristante e Mancini lo dimostrano. Per sostituirlo, in ordine di preferenza c'erano Pioli e Terzic, mentre le suggestioni Allegri, Sarri e Klopp non sono mai stati contattati. La scelta di Juric è spiegabile anche dal punto di vista tattico, ma come si è arrivato al clamoroso esonero di De Rossi? Una delle concause è stato il duro confronto di martedì a Trigoria tra i dirigenti e il tecnico, nel quale sarebbe risuonata forte la parola Totti. Le dichiarazioni del Capitano non sono piaciute ai Friedkin, mentre con la CEO Souloukou De Rossi era ai ferri corti da tempo. E poi le questioni di mercato fino al deludente inizio di stagione. Se pubblicamente DDR ha sempre difeso la società, tra le mura del centro sportivo ha pagato il carattere scontroso.
(Il Giornale)