IL TEMPO (F. BIAFORA) - Uno Stadio Olimpico vestito a festa per il derby di ritorno. Con il solito grande spettacolo sugli spalti (eccezion fatta per gli ululati razzisti e un brutto coro) dopo le violenze e gli scontri della mattina che rischiavano di rovinare la giornata. Nel caldo e soleggiato sabato di inizio aprile le scaramucce e i cori tra tifoserie (64.513 i presenti) iniziano come di consueto già nel prepartita, con uno striscione biancoceleste a sfottò dello storico inno "Campo Testaccio". Prima del fischio d’inizio c’è spazio anche per un tributo della Curva Sud ad Agostino Di Bartolomei, con la citazione di una frase di Francesco De Gregori e un coro in suo onore, con gli applausi della Curva Nord (c'è anche l'ex calciatore Stefan Radu mischiato tra i biancoblu) per la bandiera romanista. La tensione e l’attesa salgono sempre di più: inizia qualche istante prima la Nord, tutta colorata di blu, con un ragazzino tifoso con indosso la maglia della Lazio e un pallone tra i piedi. A incorniciare l'immagine una scritta in bianco "W La Lazio". Risponde la tifoseria giallorossa con una figura riprodotta in Sud e una in Tevere. La prima, che prende anche i distinti, raffigura la lupa capitolina e l’acronimo “ASR“, accompagnato dallo striscione “Sei tu l’unica mia sposa sei tu l’unico mio amor”. La scelta non è casuale, visto che sulle maglie di Pellegrini e compagni è tornato lo storico stemma. In tribuna invece appare proprio l’immagine di Di Bartolomei, con la sua classica posa mentre calcia la “bomba”. L'entusiasmo è alle stelle per romanisti e laziali, carichi come non mai. Durante la gara sono molti, moltissimi gli striscioni esposti da entrambe le tifoserie, con una quantità di scritte e sfottò che riporta al passato. «Prima scrivi Roma poi Lazio, te vedo confuso», «Sempre detto che ve ce vole er Tudor», «Su Turone fai l'ironico, poi piangi per uno scudetto preistorico», «Malvestiti», «Romanista... romanista», «1927 data esatta sconosciuta. Sei annato a dormi che tifavi na squadra, te sei svejato che ne dovevi tifa n'altra», alcune delle scritte esposto. L'ultimo su sponda biancoceleste è dedicato alle vittime dell'attentato di Mosca, mentre i romanisti espongono un «Noi Rolex voi Tudor», al triplice fischio. Nel classico gioco delle parti, con pungente ironia da entrambi i fronti, non si possono non evidenziare gli ululati razzisti partiti dalla Nord in due diverse occasioni - prima all'ingresso in campo di Abraham e poi quando Lukaku nel finale ha incitato i tifosi - e il «Sei uno zingaro» partito dalla Sud dopo un parapiglia. Nel finale un episodio che ha scatenato la rabbia dei biancocelesti e fatto esplodere ancora di più quelli romanisti: Mancini «ruba» una bandiera dalla Sud raffigurante un ratto su sfondo biancoceleste e la inizia a sventolare. Poi anche De Rossi a festeggiare.