Inzaghi e De Rossi. Storie simili, con uno scarto temporale di otto anni. Era l'aprile 2016 quando Simone fu chiamato a sostituire Pioli sulla panchina della Lazio, e ci rimase per il forfait del totem Bielsa. Non è invece passato nemmeno un mese da quando Daniele ha rimpiazzato il monumento Mourinho su quella della Roma. Storie di ascesa senza passare dalla gavetta, o quasi. La trafila delle giovanili biancocelesti per il fratello di Pippo, che come allenatore ha dimostrato di valere più del primogenito. Una stagione come assistente di Mancini in Nazionale, e un passaggio sciagurato alla Spal per l'erede di Totti che, a differenza di Francesco, ha accorciato la sosta dal calcio dopo il ritiro. […] «L'Inter è la squadra più forte del campionato. Credo non si sottolinei abbastanza che sia anche quella che gioca meglio, insieme al Bologna. Bisogna dare i meriti a Simone: ogni volta che li vedo sembrano più forti di prima» ha detto l'allenatore della Roma, libero da invidie. Il contratto di De Rossi termina a fine stagione, ma c'è da scommettere che la proprietà sarà felice di prolungare in caso dovesse centrare quel posto in Champions che manca da sei anni. A Inzaghi l'Inter chiede lo scudetto. E se lo chiede lui per primo. Sa che la trasferta di Roma - l'ultima contro una big in campionato, insieme al derby col Milan e a quella di Bologna - è una tappa importante. «Ogni squadra al mondo è battibile, anche l'Inter. Avremo rispetto ma servirà spavalderia. Siamo la Roma, a casa, con 65mila spettatori. Possiamo vincere». Spetta all'Inter dimostrare il contrario.
(La Repubblica)