IL TEMPO (S. PIERETTI) - Il derby è sempre derby. All'Olimpico si presentano in meno di cinquanta mila per la partita che apre le porte alle semifinali di Coppa Italia. La serata è fresca, l'orario delle 18.00 tiene a freno il termometro e rende meno incisivo il fattore atmosferico. Ma sugli spalti lo spettacolo è penalizzato dalla calendarizzazione infrasettimanale anticipata nel tardo pomeriggio che penalizza i lavoratori romani. Intorno allo stadio, solito caos, traffico paralizzato, le radio che ufficializzano le formazioni; nella Lazio manca Provedel, gioca il terzo portiere Mandas: richiama Christos, e a questo punto il segno della croce diventa obbligatorio. Al prefiltraggio c'è la fila, intasata dai ritardatari che hanno più di una giustificazione. Le squadre entrano in campo per il riscaldamento, i giocatori vengono accolti da un fragoroso boato, i giallorossi entrano dal boccaporto che divide la Curva Sud dalla Tribuna Monte Mario e riceve l'applauso dei propri sostenitori. Dall'altra parte i calciatori laziali si radunano a ridosso della bandierina del calcio d'angolo tra Tribuna Tevere e Curva Nord per rinnovare la loro promessa di amore e fedeltà alla maglia con i colori del cielo. Il capitano Ciro Immobile - pur non convocato - segue da vicino il pre partita dei propri compagni di squadra: il capitano laziale non si sottrae nel momento più delicato della sfida.
Intanto si registrano tafferugli tra la Tribuna Tevere e i Distinti Sud: gli steward provano a tenere a distanza le due tifoserie, ma il lancio di petardi e fumogeni che rimbalzano da un settore all'altro da vita al solito squallore. L'orologio corre verso il calcio d'inizio, la Lazio celebra il proprio anniversario di fondazione, sui maxischermi scorrono le immagini di un passato carico di gloria. Olympia vola quasi annoiata, tanto quanto i tifosi che a questo punto attendono soltanto l'Inizio della partita; nei due settori popolari iniziano i preparativi per le scenografie; quella laziale è ironica, e dileggia lo spettacolo giallorosso presentato nel derby di campionato dello scorso novembre: «Questo è quello che ci costringete a guardare ad ogni derby". E poi, «Discendenti di Marte, padroni della storia», con una statua di Marte che vaga per la Curva senza una cognizione logica, e fulmini disegnati con cartoncini argentati e azzurri a colorare il resto del settore. L'incidente scenografico viene chiuso con uno striscione sulle vetrate: «Figli unici di Roma».
In Curva Sud il pensiero corre al 1927: nel cuore del settore compare la riproduzione di una delle prime formazioni della squadra giallorossa, l'enorme tela è accompagnata da uno striscione: «As Roma la scelta di un popolo» che contrasta con l'assioma della fusione. La partita non è bella, nel primo tempo è entro i limiti della correttezza, ma quando Zaccagni dà fuoco alle polveri, in campo i giocatori danno un pessimo spettacolo: finisce con tre cartellini rossi, alla fine la Lazio festeggia, la Roma torna negli spogliatoi tra i fischi dei propri tifosi che abbandonano mestamente l'Olimpico. Ma il peggio deve ancora arrivare. Fuori dallo stadio duecento tifosi giallorossi tentano di raggiungere altrettanti supporter laziali a Ponte Milvio, nell'area di parcheggio dedicata loro. Ci sono le forze dell'ordine, però, ad evitare lo scontro. Volano pietre e bastoni. La polizia è costretta a cariche di alleggerimento in via Consalvi, via del Pinturicchio e piazza Mancini. Il bilancio è di tre romanisti fermati.