La Roma esce sconfitta di misura da San Siro e perde terreno dal quarto posto. "Ha vinto la squadra più forte e che sta meglio, molto meglio. Quella che ha giocato con la sua superiorità, la sua qualità, gambe e polmoni più freschi, testa più libera. Poteva finire molto peggio per la Roma che da inizio stagione lotta con evidenti limiti tecnici e fisici.", scrive Ivan Zazzaroni. Si concentra su Mourinho, invece, Tony Damascelli: "Non c'è da stupirsi perché questo è il football di Mourinho, noioso nella forma con le solite astuzie (il ritardo nel rientro in campo dopo l'intervallo) anche stucchevoli."
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
I. ZAZZARONI - CORRIERE DELLO SPORT
Ha vinto la squadra più forte e che sta meglio, molto meglio. Quella che ha giocato con la sua superiorità, la sua qualità, gambe e polmoni più freschi, testa più libera. Poteva finire molto peggio per la Roma che da inizio stagione lotta con evidenti limiti tecnici e fisici. Avremmo visto una partita certamente diversa soltanto se Mourinho avesse potuto disporre di Dybala, Pellegrini, Renato Sanches, Smalling e Spinazzola. Il risultato, non so. Mai cinque titolarissimi sono costante-mente a mezzo servizio. (...)
U. TRANI - CORRIERE DELLO SPORT
Non c'è da meravigliarsi che - di questi tempi - sia finita cosi. Trama scontata e simile a quella vista in altre cadute della squadra di Mourinho. Solito verdetto, stesso film. Oggi come ieri. E probabilmente anche domani se la rasa non sarà migliorata e se l'emergenza continuerà. ll ko di Milano conferma quale è îl grande limite della Roma. Soprattutto di quell'attuale che si presenta a sfidare l'Inter senza Smalling, Spinazzola, Pellegrini, Sanches e Dybala. Quando manca la qualità per giocare alla pari contro le migliori e spesso - come si è visto pure recentemente - anche contro le altre. Le statistiche sono inequivocabili. Basta pensare all'unico tiro in porta, il colpo di testa di Cristante quasi a metà ripresa. (...) Senza Pellegri-ni e Dybala, senza Spinaz-zola sulla fascia, mancano gli interpreti capaci di salta-re l'uomo. Decisivi nell'uno contro uno. In mezzo al campo e sulla fascia. Non c'è stata una percussione. E si è vi-sto solo un cross. Sull'unica iniziativa, pennellata dal lato sinistro di Zalewsky, ecco l'occasione di Cristante. Non un caso, dunque. (...)
G. D'UBALDO - CORRIERE DELLO SPORT
La Roma deve ancora crescere, è troppo piccola al cospetto delle grandi. Finora ha incontrato due pretendenti allo scudetto, le milanesi, e sono arrivate due sconfitte, nelle quali si è vista una netta superiorità delle avversarie. (...) La Roma deve ancora crescere e la classifica non fa sperare niente di buono. Diventa sempre più complicato riavvicinarsi alla zona Champions. Come nelle prime due stagioni sotto la guida di Mourinho sarà meglio concentrarsi sulle coppe, in Europa la Roma ha dimostrato di aver acquisito la mentalità giusta e qualche soddisfazione può arrivare anche in questa stagione.
M. FERRETTI - CORRIERE DELLA SERA
Dal secondo attacco del campionato, quello della Roma, ci si sarebbe aspettati almeno un tiro in porta per tempo. Sarebbe stato (forse) troppo chiedere un gol contro la difesa più forte del campionato, ma un paio di conclusioni verso quei tre legni presidiati da Yann Sommer era lecito attenderseli. (...) Il conto dei tiri si è fermato lì. Si è fermato a uno. Una
miseria, in quasi cento minuti di gioco. L'Inter è una squadra costruita per tentare di vincere lo scudetto, la Roma invece -con tutti i suoi effettivi a disposizione, però -soltanto per un posto Champions. Questo forse aiuta a capire ma non a spiegare, e mai e poi mai a giustificare, la prestazione a dir sconcertante del gruppo di José Mourinho. Difendersi a oltranza, alla fine, non ha pagato. Il muro ha resistito per ottanta minuti abbondanti poi è fatalmente crollato. Chiudere con un gol al passivo e un solo tiro all'attivo è una faccenda brutta e che non ti porta da nessuna parte se non nelle zone tristi della classifica.
P. CONDO - LA REPUBBLICA
(...) La perseveranza è la dote che viene riconosciuta a chi supplisce con fatica, tigna e determinazione alla carenza di creatività: senza talenti in grado di saltare l'uomo con continuità, l'Inter con la Roma e la Juve col Verona hanno martellato l'incudine fino a spezzarla. La Juve ce l'ha fatta appena in tempo con la giocata Milik-Cambi-so, l'Inter ha aperto la cassaforte con qualche minuto di margine in più, quando Dimarco ha trovato la precisione nei cross per Thuram: ma al di là del gap tecnico favorevole a Inzaghi, colpisce il modo in cui si sono entrambe ribellate a risultati mediocri che pure, a un certo punto, parevano scolpiti nella pietra. Certo, ci sono delle differenze: la Roma è una squadra "europea", nel senso che gioca abitualmente le coppe, dunque una rivale di altro livello rispetto al Verona che, dopo la fiammata di ag-sto, è tornato nei bassifondi. La perseveranza necessaria per batterle, però, è stata simile. (...) Inter-Roma è stata una partita giocata col campo in pendenza. Rui Patricio e la difesa della Roma aspettavano in fondo a una discesa, tanto facilmente l'Inter arrivava sulla linea dei 16 metri, salvo impantanarsi nel gran traffico dell'area. Viceversa Sommer attendeva la Roma in cima a una parete di vetro, sulla quale inerpicarsi sembrava impossibile, e infatti soltanto Cristante è arrivato a guardarlo una volta negli occhi. Sono anni che vediamo — ed è capitato di ammirarle — le squadre di Mourinho: in modo più o meno efficace hanno spesso replicato l'atteggiamento del serpente a sonagli, raggomitolato su se stesso in posa inoffensiva per scattare invece all'improvviso, e mordere mortalmente il rivale. Ieri il serpente si è limitato a difendere il suo territorio, ma se non si rende mai minaccioso è fatale che alla fine soccomba. La grande storia della vigilia, la domenica di Lukaku, non è stata praticamente raccontata. (...)
T. DAMASCELLI - IL GIORNALE
(...) Thuram è personalità, potenza e futuro, è nato a Parma ma è francese, peccato per Spalletti e la nazionale ma l'Inter si gode il suo nuovo idolo, il figlio di Lilian rimette a posto la classifica, partita di grande censo la sua e gol da primato, l'enfant prodige è costato nulla e già vale un mucchio di euro, il resto non conta nulla come i fischietti, gli insulti e gli striscioni contro Lukaku stordito e assente di suo, fiacco, mai reattivo e trascinatore di una squadra con troppe assenze importanti e qualche presenza imbarazzante. Ma non c'è da stupirsi perché questo è il football di Mourinho, noioso nella forma con le solite astuzie (il ritardo nel rientro in campo dopo l'intervallo) anche stucchevoli. (...)
GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(...) L'Inter che ha rischiato di vedere l'autobus di Mourinho arrivare al parcheggio col pareggio. Perché? Perché Inzaghi aveva di fronte non la Roma ma quel che ne restava, vista l'assenza forzata - non tattica - di Dybala, Pellegrini, Smalling e Spinazzola. I rincalzi hanno fatto miracoli, fino a quando Thuram non ha trovato la fortunata palla dei tre punti che ha riportato la Beneamata in vetta. Senza entusiasmare, anzi: i prolungati, eccitati festeggiamenti dei nerazzurri hanno rivelato (un bischero potrebbe dire spoilerato) la grande paura che avevano addosso. (...)
A. SORRENTINO - IL MESSAGGERO
Come si sospettava, il vero nocciolo di Inter-Roma non sono stati i settantamila contro uno, lo stadio e i fischietti contro Lukaku, il traditore che in realtà non aveva tradito nessuno, se non chi lo aveva tradito prima della finale di Istanbul: erano solo chiacchiere. buone per riempire il vuoto pneumatico di certe vigilie. Si intuiva da giorni in realtà che il problema, perla Roma, sarebbero stati gli undici contro undici in campo. Lì non poteva esserci partita. Troppa differenza di qualità, in generale e nel particolare. Eppure Mourinho, che ha vellicato la folla ancora adorante stavolta dalla tribuna stampa, nemmeno fosse Giulietta dal balcone dei Capuleti, il suo muro l'aveva tirato su. (...) Le mancava Smalling, che difficilmente si sarebbe fatto sfuggire Thuram come è accaduto a Llorente, attirato come una falena dalla luminescenza del pallone dimenticando di avere un avversario da marcare. E le mancavano dannatamente i cagionevolissimi Dybala e Pellegrini, quelli che avrebbero dovuto e saputo innescare Lukaku. (...)
C. SAVELLI - LIBERO
(...) L'Inter strappa la vittoria più importante del campionato finora, anche più del derby. Perché la vigilia era la più complessa da gestire. Anche per via della strategia di Mourinho, sembrava affrontare il solo Lukaku, invece ospitava una Roma che aveva come obiettivo il pareggio. Ma non si è fatta condizionare, l'Inter. Per tutta la gara controlla le proprie emozioni, il pallone, gli spazi e gli avversari. Il dato che più dimostra la capacità di concentrarsi dell'Inter sono i clean sheet, le partite senza subire reti. Sono sette su dieci, tantissime considerando che i nerazzurri non giocano un calcio speculativo come scrivono altrove presunti saggi del calcio: quello semmai lo gioca la Roma che, per inciso, dovrebbe iniziare a chiedersi se la mano di Mourinho è utile nel calcio contemporaneo e se vale i soldi che guadagna. Il simbolo della capacità di adattarsi alla gara che i nerazzurri hanno sviluppato soprattutto nella scorsa Champions League (...)