ASROMA.COM (T. CAGNUCCI) - La gioia fa parecchio rumore è vero. Ma forse la felicità non si può dire. [...] C'erano i popolari, le tribune, i Baroni e i Geppo, gli spalti pieni di strana, felice, inedita attesa la mattina del 14 giugno 1942 allo Stadio Nazionale contro il Modena. La Roma era in testa e doveva vincere per la sicurezza. Per la felicità. C'era Roma e fatela rispettare quando qualcuno si permette di dire qualcosa su questo Scudetto enorme (...) Rispettate la gente che ha tifato Roma da sempre. Rispettate chi è stato Roma prima di noi e ci ha fatto romanisti. Poeti. Anche in uno striscione, in uno stendardo. Ce n'era uno quel giorno, il 14 giugno 1942 e quando venne esposto lo stadio fece un attimo silenzio: c'era scritto: "Viva la Roma Campione d'Italia". Era un urlo. Lo avevano preparato i fratelli Francesco e Gioacchino Lalli. Due romanisti. [...] . Quando lo srotolarono in tribuna lo stadio applaudì: quello stendardo esprimeva per conto di una generazione un'emozione troppo grande da dire a parole. Per loro, per Francesco e Gioacchino, era letteralmente così: erano sordomuti. Scrissero quello che non potevano urlare. Perché la gioia fa parecchio rumore, ma la Roma non si può dire. È quell'urlo che senti dentro. Oggi sono più di 80 anni. È una vita che lo sento.