IL TEMPO (M. CIRULLI) - Tifosi delle Roma divisi tra delusione e orgoglio. Nella capitale è ancora aperta la ferita di mercoledì scorso, quando i giallorossi sono caduti ai calci di rigore nella finale di Europa League contro il Siviglia. Un incubo che si ripete per i supporter della Roma, che dopo trentanove anni vedono nuovamente sfumare una coppa europea per degli errori dagli undici metri. Bono come Grobbelaar, Ibanez e Mancini come Conti e Graziani. In una Puskas Arena che come lo Stadio Olimpico dell'1983/84 si era colorato quasi completamente di giallorosso, Pellegrini e compagni si sono dovuti arrendere all'ultima atto, così come fece la squadra di Agostino Di Bartolomei. Lo sconforto dell'esito della lotteria dei rigori ha lasciato subito spazio all'orgoglio, a partire proprio dai tifosi in trasferta, che hanno applaudito la squadra, sostenendola durante tutta la premiazione e consolando anche i giocatori scoppiati in lacrime, Bove in primis. Lo stesso sostegno si è sentito a più di 1000 chilometri di distanza dove, allo Stadio Olimpico, dopo il rigore- il secondo -decisivo di Montiel sono stati scroscianti gli applausi per la squadra, onorando un percorso che è iniziato lo scorso 8 settembre a Razgrad nella prima giornata dei gironi contro il Ludogorets. Un fronte compatto anche sui social, con i tifosi, che si sono scagliati contro la prestazione arbitrale di Taylor, reo di non aver concesso il rigore sul tocco di braccio di Fernando e delle mancate espulsioni di Ivan Rakitic ed Erik Lamela, due dei quattro marcatori durante i calci di rigore. Molti supporter giallorossi che si sono poi stretti attorno a José Mourinho, autore delle due stagioni europee che sono terminate con un trofeo e una finale, chiedendogli di rimanere e di sostenerlo «fino all'inferno». E proprio lo Special One è stato oggetto di critiche da parte dei supporter di altre squadre, che hanno criticato le parole del tecnico portoghese nel post-partita, accusandolo di non prendersi le responsabilità e di dare sempre la colpa agli arbitri. Non sono mancati poi gli sfottò, in particolare dei tifosi della Lazio, iniziati al momento della premiazione del Siviglia, con fuochi d'artificio per tutta la capitale, oltre ai riferimenti alla «Laurea di Marta» e al rigore sbagliato di Ibanez, pubblicando una maglia biancoceleste con il nome e il numero del difensore brasiliano. Rimane comunque l'orgoglio, anche dei giocatori della Roma, che nella giornata di ieri hanno voluto sottolineare l'amore e l'affetto dei propri tifosi, tramite i messaggi sui social. Uno dei primi è stato Paulo Dybala, scoppiato in lacrime al triplice fischio: «Sono fiero di noi e Fiero di voi - ha scritto l'argentino su Twitter - tutti i tifosi che ci hanno seguito fino a Budapest e chi ci ha supportato da casa e dall'Olimpico, a prescindere dall'esito, abbiamo dato il massimo! Giocare per questa squadra non è solo uno sporto un lavoro ma un onore. Abbiamo gioito insieme durante questo percorso e anche pianto, lacrime di sofferenza che di-mostrano il valore che abbiamo dato per questa gente. Forza Roma sempre». Alle parole di Dybala fanno eco quelle di Llorente: «Sono triste per il risultato e indignato per alcune decisioni, ma molto orgoglioso del lavoro di tutta la squadra, che ha lottato fino alla fine e meritava di più. Posso solo ringraziare tutti i tifosi per il loro sostegno».