IL TEMPO (L. PES) - I giorni di Mourinho. Quelli dove lo Special One e, soprattutto, le sue richieste, devono prendersi la scena e chiarire una volta per tute quale sarà il futuro del portoghese. Oltre alla ferita profonda e sanguinosa di una sconfitta ai calci di rigore, il post partita della finale di Budapest ha aperto definitivamente il campo delle discussioni attorno al futuro di José Mourinho, con il tecnico coinvolto in prima persona attraverso le dichiarazioni dello stesso. «Vado in vacanza lunedì, poi se fino a lunedì abbiamo tempo di parlare. Sennò vado in vacanza e dopo si vedrà. Io devo lottare per loro e non dirti obiettivamente che rimango. Ho detto alla società che la prima a sapere di un eventuale contatto con il club sarà lei. A dicembre ho parlato con lei quando c'era la nazionale portoghese. Dopo non ho più parlato perché non ci sono contatti. Ho un anno di contratto e la situazione è questa». Parole nette quelle del tecnico pronunciate a caldo dopo la sconfitta, che però vengono mitigate e corrette nella conferenza stampa, quando Mou parla a cuore aperto ai gioralisti presenti, con un virgolettato semplice nel contenuto ma incisivo e, nelle sue idee, risolutivo. «Voglio rimanere però i miei giocatori meritano di più e anche io merito di più e voglio lottare per qualcosa in più. Sono stanco di essere allenatore, uomo della comunicazione, la faccia che dice "siamo stati derubati". Sono un po' stanco di essere tanto, ma io voglio rimanere con determinate condizioni per dare di più». Più chiaro di così era davvero difficile. Mou, a stagione praticamente finita, ha scoperto le carte anche pubblicamente, dopo che da settimane serpeggiavano voci attorno alla sua volontà. Lo Special One a Roma sta bene, anzi, benissimo, e l'aspetto dell'empatia e della costruzione del gruppo in questa fase della carriera ha molto più spazio rispetto al passato. Ma non è l'unica cosa che conta. E non si tratta soltanto di soldi da investire sul mercato o di campioni da portare a Roma. La pressione in fase di calciomercato il portoghese la metterà sempre. Ma le sue richieste sono state chiare. Serve un aiuto da parte del club, il tecnico è stanco di lottare da solo contro decisioni arbitrali, di difendere sempre e solo inprima persona il suo gruppo. Tra le garanzie richeste ai Friekdin c'è quella di mettere mano alla società, portando anche uomini che sappiano farsi sentire di più rispetto a quello che accade oggi. Poi c'è il mercato, certo, magari attraverso nuovi legami con personaggi influenti del calcio che possano aiutare nelle compravendite. La proprietà lo ha sempre saputo, ma ora il grido di Mou è stato reso pubblico: è il momento di un confronto. A giugno sarebbe stato tardi, secondo il Mourinho di qualche mese fa, ma l'assenza di altre proposte ha fatto prolungare anche il suo tempo di attesa. Lunedì il portoghese partirà per le vacanze, durante le quali (a detta sua) non vuole essere disturbato. Ma appare difficile immaginare che una chiamata del presidente non venga presa in considerazione. Non è da escludere, anche se complicato, che ci si possa confrontare entro lunedì, quando ci sarà il rompete le righe di fine stagione. Sono proprio questi, perciò, i giorni di Mourinho, con una differenza non indifferente: la sua volontà è chiara, vuole restare. Vuole restare perché è innamorato dei suoi calciatori, è convinto che la Serie A sia un campionato attaccabile e che anche senza Champions si possa provare a vincere in Italia. Il confronto con la proprietà sarà essenziale, ma c'è cauto ottimismo sull'esito della chiacchierata tra José e Mr. Dan. «Lo dico onestamente, penso che ci siano più possibilità che mi vediate dopo lunedì. Lunedì vado via, ma le mie cose restano a Trigoria». Il dolore della finale misto all'orgoglio di Mourinho e dei suoi, che già prima del match con il Siviglia conoscevano il suo volere. E ora sperano di poter contare ancora per un po' sul loro condottiero.