Non accostate Souness a Navas, se non altro perché lo stanno facendo quegli altri (ve sete scordati Bergomi e Matthaeus comunque), perché se è vero, come è vero, che in questa notte prima degli esami che non smettiamo di cantarci la matematica non sarà mai il mio mestiere, è ancora più vero che tra il 30 e il 31 c’è un 25, di maggio. Budapest non è stato il nostro giorno dopo, il Dopostoria, come tutti avevamo sognato, come già era stato raccontato, perché il nostro giorno dopo è stato Tirana.
[...] Guardatevi la pelle, non solo per i tatuaggi perché se siete romanisti lì c’è la Roma. E oggi davvero più di ieri. A pelle come qualcosa però che arriva non da fuori, ma da dentro, un marchio d’anima fatto dal cuore con l’inchiostro del sangue e della bile. Oggi la senti di più. Oggi siamo tutti più vicini.
La Roma è un amore feroce, sono colori forti che ami alla follia o che disprezzi, la Roma è essere della Roma, appartenerle cioè senza poter scegliere niente altro di diverso, la Roma è essere romanisti per davvero sempre, perché se riesci a distaccatte dalla Roma o a disamoratte o a dì pure un “però che palle” prego si accomodi da un’altra parte – sicuramente appunto in un posto più comodo – perché la Roma non sai manco do sta. Perché se ce l’hai ce l’hai dentro.
Guardatevi la pelle sennò non farebbe nemmeno così male Budapest. Fa malissimo. È un dolore profondo che esplode nel petto se pensi a tutto quello che sarebbe stato (la Coppa Uefa finalmente, la Supercoppa, lo svuotamento totale di qualsiasi altra cosa successa calcisticamente quest’anno, due coppe in un due stagione e in un anno, il sorriso di Dybala e quello di mio figlio, persino il mio, e quello di Lei).
I 55 secondi col Liverpool o il gol al 55’ del Siviglia credo stiano a indicare un altro tempo. Il nostro.
[...] Pensavo che tutto questo fosse passato e invece questi sono i giorni che viviamo: l’unico filo rosso che lega la notte di maggio del 1984 e questa del 2023, il 30 e il 31, è l’amore verso la Roma. [...]
Tutti hanno sognato al vantaggio, credo tutti abbiano capito che ai rigori non c’era niente da fare, tutti stavamo e stiamo ancora male. Tutti abbiamo amato la Roma.
Il nostro giorno dopo è ancora questo: amare. Nella vita non puoi più che amare. Ora anche i nostri figli lo sanno.