Domani sera, dalla Puskas Arena, uscirà soltanto un vincitore che potrà così alimentare l'aura di invincibilità che lo accompagna. Mou in carriera ha diversificato i suoi successi europei: 2 in Champions, 2 in Europa League, più l'ultima perla in Conference League. Monotematici ma non per questo meno leggendari, gli andalusi. Il torneo di riferimento è sempre quello in palio a Budapest. E il record è impressionante. Si parte nel 2005: a farne le spese in finale sono gli inglesi del Middlesbrough (4-0). La stagione seguente arriva subito il bis: successo ai rigori contro i connazionali dell'Espanyol. Ancora ai rigori contro il Benfica nella finale del 2014, 3-2 agli ucraini del Dnipro nel 2015, e nel 2016 quinto titolo - terzo consecutivo - arrivato con il netto 3-1 rifilato al Liverpool di Klopp. La sesta Europa League è invece targata 2020, conclusa con il successo per 3-2 sull'Inter, seconda squadra italiana battuta nell'edizione dopo la Roma agli ottavi sul neutro di Duisburg.
Ma la storia, come ha ricordato anche ieri José ai microfoni di Sky «quando scendi in campo non conta». Il Siviglia rappresenta anche uno degli sfoghi più iconici del vate portoghese. Era il 2010. Il Real vince 1-0, gol di Di Maria. Non contento, Mou si presenta nel post-gara con un foglio, formato A4, dove sono scritti tutti gli errori subiti dalla sua squadra nei 90’. Imbarazzo che si acuisce quando il tecnico attacca il dirigente Valdano che poco prima aveva provato a glissare: «Sono stanco di dover difendere la mia squadra al posto di altri. Voglio che siano i miei dirigenti a difenderla, solo che loro preferiscono nascondersi dietro all'allenatore che ci mette sempre la faccia». Parole che suonano vagamente familiari.
(Il Messaggero)