Il Psg ha inserito l'allenatore nella lista dei candidati alla panchina ed è possibile che il canto di una sirena del genere non lasci indifferente lo Special One. Adesso, però, non c'è Mbappé nei suoi pensieri, ma soltanto la squadra giallorossa, che cerca di guidare a quella che sarebbe una vera impresa.
«Il mio unico focus è la finale - dice - . Ora non sono preoccupato sul mio futuro né di altro. Abbiamo fatto tanto per arrivarci. Sarà facile prepararla. Tutto il resto si vedrà dopo». Il rispetto per il Siviglia non manca, ma José crede nella Roma e soprattutto in se stesso. «È una squadra che vince sempre l'Europa League e viene dalla Champions. È forte, ma abbiamo le nostre qualità. Non andremo a Budapest in vacanza».
E a 21 anni dalla sua prima finale col Porto si racconta così: «Sono migliorato, ma ho lo stesso dna. Non voglio tensioni, ma solo il piacere di giocare». L'empatia con i tifosi di tutte le sue squadre non è mai mancata: tranne una. «Il Tottenham è l'unico club con cui non sento un legame stretto. Probabilmente perché lo stadio era vuoto per il Covid e il presidente Levy mi tolse la possibilità di giocare una finale, ma con tutti gli altri club ho un legame speciale. Così è a Roma: i tifosi percepiscono che lavoro e lotto per loro. Quando arriverà il giorno dell'addio, non sarà facile, ma resteremo legati per sempre».
Se ci fosse Dybala sarebbe meglio. «Spero che potrà andare in panchina, visto che per lui sarà l'ultima partita vera della stagione. Se Paulo potrà darmi 15-20 minuti del suo sforzo, io sarò contento. Ma non mi aspetto niente». Intanto saluta, abbracciando virtualmente tutti i suoi ragazzi. «Non sarà sicuramente la rosa più forte o con più qualità con cui ho lavorato, ma ogni anno che passa tu capisci che il lato umano è sempre più importante e sotto quel punto di vista questa squadra è tra le top di quelle che ho allenato».
(Gasport)