«C'è soltanto la finale. Non mi interessa il mio futuro. Mi interessa pochino anche Firenze. La situazione ideale sarebbe non giocare, preparare già da oggi la finale. Quello che conta infatti è la coppa». Mourinho gioca a carte scoperte.
José ha già vinto. Ha dimostrato a tutti di non essere finito, sorpassato, dopo i due esoneri consecutivi a Manchester e a Londra. Il rilancio è stato in grande stile: due anni a Roma, altrettante finali europee, delle quali una già con la coppa in bacheca. Il resto sono chiacchiere. Ventisei tituli, il 27° è dietro l'angolo, da conquistare.
Ora, però, vuole godersi il momento, l'attesa per poi arrivare a mercoledì e «giocare, giocare e giocare. Non vedo l'ora. Abbiamo fatto tanto per arrivare a Budapest. Del resto non mi interessa niente».
Ieri al media-day non si è affacciato nemmeno un dirigente. José fa quadrato. Lui e i suoi ragazzi. Non c'è spazio per nessun altro se non i tifosi: «Adesso non penso a me ma a loro e ai calciatori. Mi piacerebbe tanto regalare questa gioia infinita ai ragazzi e alla gente». Conta il presente, il futuro può attendere. Anche se rispondendo in sala stampa non passa inosservato un passaggio che sa tanto di commiato: «Non è una questione di vincere o non vincere, la gente non è stupida, capisce che do sempre tutto, che ogni giorno lavoro e lotto per loro. Nel mio caso sono romanista, madridista, interista perché è una cosa reciproca. Anche con la Roma, quando arriverà quel giorno, non sarà facile, ma nessun problema, resteremo legati per sempre».
(Il Messaggero)