Le tre finali raggiunte nelle coppe europee non sono semplicemente una coincidenza storica che rimanda ai favolosi anni Novanta. In tutti e tre i casi, si tratta di exploit non pronosticabìli all'inizio della stagione. Questo ci porta a stimare l'effetto positivo su Inter, Roma e Fiorentina. In che termini? Parliamo di "enterprise value", il valore d'impresa dei club che, come per tutte le aziende, può essere calcolato applicando determinati multipli sul fatturato o sul margine. (...) Come spiega Andrea Sartori, fondatore e ceo di Football Benchmark: «La stima dei benefici di una finale di coppa sul valore d'impresa del club potrebbe essere determinata focalizzando l'attenzione sul surplus di incassi ottenuto da un percorso europeo che non ci si immaginava di poter realizzare, rispetto ad un percorso ordinario stimato ad inizio stagione». Seguendo questa traccia, il punto di partenza sarebbero i premi Uefa incamerati, detraendo il corrispettivo minimo per la partecipazione alla coppa e sommando gli incassi aggiuntivi al botteghino rispetto alle partite previste a inizio stagione. Il valore ottenuto, il "surplus" di ricavi appunto, verrebbe poi moltiplicato per il multiplo, differente da club a club: il risultato sarebbe l'incremento potenziale del valore d'impresa. (...) La Roma si è già portata a casa circa 25 milioni di premi Uefa, contro la decina garantita dalla partecipazione ai gironi di Europa League: quindi +15 milioni. Poi c'è l'incasso all'Olimpico, a partire dagli spareggi: 15 milioni. Il "surplus" per la società giallorossa è stimabile in 30 milioni, da moltiplicare per un multiplo vicino a tre. Il risultato - tra 80 e 90 milioni - è l'effetto economico del cammino in Europa League sulla valutazione aziendale della Roma. (...)
(gasport)