Sergej e Lorenzo: il potere al centro

19/03/2023 alle 09:35.
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Nei 14 volti della splendida scenografia della Sud del 2015 - Figli di Roma, capitani e bandiere... questo è il mio vanto che non potrai mai avere - quello di Pellegrini non c'era. Chissà quanto darebbe in futuro per vedersi accostato in una nuova coreografia ai vari , Di Bartolomei, , Giannini, De Sisti, Losi, Rocca e Bernardini. Perché si può essere capitani in modo diverso. Ma non per questo meno legati ai colori, alla gente. Quando Lorenzo parla dei tifosi, utilizza il termine 'noi', quando si rivolge ai compagni preferisce 'squadra o gruppo'.

Nel bene e nel male, Pellegrini ci mette sempre la faccia. A volte anche esagerando, nascondendo problematiche fisiche, non ricordando episodi che tirati fuori ad arte potrebbero regalargli incolumità o quantomeno giustificazioni agli occhi dei tifosi. E invece, sotto questo punto di vista, è molto simile a Giannini. Amatissimo ma al quale non veniva perdonato nulla.

Al derby ha già lasciato il segno. Non ai livelli del "tacco di Dio" di Mancini ma andatevi a riguardare quello di Lorenzo nel 2018. Ieri ha tolto i 30 punti rimediati nella gara d'andata contro la SociedadOggi gliene basterebbero tre. Quelli che servono alla Roma per superare la Lazio in classifica e tornare stabilmente tra le prime quattro. Giocherà, perché Mourinho non sa proprio rinunciarci e come al solito sarà chiamato al doppio lavoro di trequartista e di supporto alla mediana. Soprattutto se Matic non dovesse farcela a giocare tutta la partita.

Ieri il serbo si è allenato in gruppo ma nelle prove tattiche gli è stato preferito Wijnaldum. E un conto è giocare vicino a Nemanja, un altro con l'olandese, portato a sganciarsi con più frequenza. Sogna di vivere un derby come quello di ritorno della passata stagione. Tre a zero con il secondo sigillo personale contro la Lazio, disegnato su punizione con una parabola imprendibile.

(Il Messaggero)