Gira pagina, prendi la colla: ci sono altre due fotografie da incollare nell'album della vergogna. La prima: il tifoso laziale con la maglia che ha il nome Hitlerson e l'allusivo numero 88 (per chi non lo sapesse, evocante l'ottava lettera dell'alfabeto ripetuta, HH, Heil Hitler, il saluto al Führer). La seconda il tifoso inglese a Napoli con la bandiera su cui ha scritto "Diego's in a box", Diego è in una scatola, intesa come bara.
L'omaggio ai mostri, lo sfregio ai morti, per ferire i vivi. Bambini cresciuti male che si avvicinano all'orfano e cantilenano: "Tua mamma è morta, tua mamma è morta...". La voce del radiocronista, lontana, che ripete una formula: "Cari amici sportivi benvenuti all'ascolto... Bisognerebbe ridefinire le parole. Dal dizionario: "sportivo", in senso lato, figurato, "conforme o ispirato alle regole di lealtà e correttezza proprie dello sport". E quelli? Eccezioni, mele marce, dicono. Ma il cesto, ma quelle accanto? Non illudiamoci che la responsabilità sia personale e si fermi li, allarghiamo il cerchio, il concetto di responsabilità oggettiva è stato creato proprio per questo. Non esiste l'innocenza degli inerti. […] Ognuno è l'idiota che è disposto a sopportare. C'è bisogno di un giudice "sportivo" dentro ciascuno di noi, allo stadio e fuori.
(La Repubblica)