Da una parte la rabbia di Mourinho, costretto a vedersi la partita in una stanzetta vicino allo spogliatoio. Dall'altra quella della Roma, a cui alcune decisioni di Fabbri non sono proprio andate giù.
La società a fine gara non ha rilasciato commenti, nel rispetto di quanto deciso venerdì, dopo la conferma della squalifica per due giornate di Mourinho. Ma la delusione per la condotta di gara di Fabbri era evidente tra i dirigenti giallorossi. E non solo per l'episodio del rigore. Ma anche per un altro paio di decisioni. Se infatti sul rosso di Kumbulla (con penalty) Berardi è stato scaltro e furbo (anche se quella gamba alzata a colpire l'albanese ha scatenato le proteste dei tifosi romanisti), ci sono almeno due altri episodi che non sono piaciuti. Come l'entrata con il piede a martello di Tressoldi sul polpaccio destro di Abraham, che poteva essere punita con l'espulsione (invece dell'ammonizione). O il presunto fallo di Matic su Frattesi, che ha portato al giallo del centrocampista serbo e alla sua successiva sostituzione per evitare guai maggiori (con la Roma già in dieci).
E ovviamente non sono piaciute neanche a Mourinho, che ha visto la partita nascosto vicino allo spogliatoio giallorosso. Da solo: lui, il monitor e il telefonino con cui comunicare con la panchina. Mou è arrivato presto allo stadio, ha preparato la partita con la squadra, fatto la riunione, per poi consegnare il gruppo nelle mani di Foti, il vice. Poi José si è chiuso nella stanzetta, con un uomo della sicurezza fuori, a garantirne la privacy. Lo stadio, prima del via, si era stretto al suo fianco. L'attesa pañolada è stata fiacca, qualche fazzoletto in tribuna. Ma poi ci sono stati i cori e gli striscioni. «Chiunque difende i colori di Roma è nostro alleato. Daje Mourinho», in Curva Sud. E i due in Tevere: «Con Mourinho a difesa della Roma» e «Più colpite e più combatteremo. In campo 11 Mourinho».
(Gasport)