Il primo ha vinto tutto ma chi lo aveva non ha creduto in lui. Il secondo è stato accolto fin dal primo giorno come un imperatore e anche lui ha vinto un Mondiale. Lazio-Roma è anche l'intreccio delle storie di Pedro e di Paulo Dybala, i due calciatori che devono dare gol e fantasia, uomini fisicamente «normali» in una partita con tanti giganti in campo. Pedro ha giocato una sola stagione con la Roma: 27 presenze e 5 gol in campionato, più un gol in Europa League. Il club non lo ha confermato proprio quando è arrivato Mourinho sulla panchina giallorossa. Età, ingaggio pesante e parecchie soluzioni nel ruolo hanno lasciato che lo spagnolo fosse disponibile a parametro zero.
Sarri gli ha chiesto di saltare il Tevere e Pedro lo ha fatto volentieri. Con lo svedese Selmosson e il serbo Kolarov è nel trio di giocatori che hanno segnato nel derby con tutte e due le maglie. Paulo Dybala non ha giocato la partita di andata per infortunio e così non ha «sporcato» una preziosa statistica. Nella sua esperienza italiana non ha mai perso il derby. La Lazio è la seconda squadra - dopo l'Udinese - a cui Dybala ha segnato più gol: 12 ai friulani e 11 ai biancocelesti.
Né Mourinho (squalificato), né Sarri hanno parlato alla vigilia. La Lazio parte con due punti di vantaggio in classifica: un pareggio potrebbe andarle bene, una vittoria metterebbe la Roma in profonda crisi in zona Champions. I biancocelesti, giovedì sera, sono usciti dalla Conference League, unica squadra italiana ad aver toppato l'esame europeo. Nessuno, però, sembra disperato: saranno energie risparmiate per la volata finale in campionato. La Roma di Mou, dopo aver vinto la Conference un anno fa, è di nuovo tra le migliori otto, questa volta in Europa League. Fuori Immobile da una parte, Karsdorp (operato al naso) dall'altra. Ma nel derby conta solo chi c'è.
(Corsera)