LA REPUBBLICA - Grande protagonista nel derby della stagione 2003/04 con un gol di tacco, l'ex giocatore della Roma, Amantino Mancini, ha rilasciato un'intervista al quotidiano tornando sulla sfida contro la Lazio. Queste le sue parole:
Torniamo indietro con la memoria al novembre del 2003.
«Mi ricordo tutto. Era il primo derby della mia vita. Per me era tutto nuovo, tutto ancora da scoprire».
Ricorda le emozioni?
«Non ero preparato a tutto quello che poi è successo. Non conoscevo l'importanza di un derby per i romani. E l'ho capito dopo quella notte. L'unica avvisaglia l'avevo avuta all'aeroporto pochi mesi prima. Arrivavo a Roma dal prestito a Venezia e la prima cosa che mi hanno i ragazzi della sicurezza è stata: 'Mi raccomando il derby'».
Quasi una profezia.
«È Stato tutto perfetto. Primo derby e primo gol. In quel modo. Poi abbiamo vinto. E da lì è cambiato tutto».
Prego, spieghi.
«Quel gol ha fatto il giro del mondo, arrivando anche nel mio Paese. In una notte sono passato da sconosciuto a protagonista. È una cosa che ti dà più fiducia e mi ha aiutato anche ad inserirmi nella Roma. Ovviamente aumentano anche le responsabilità. Alla fine ha pagato».
Quel tacco, un gesto voluto?
«Assolutamente sì. Era l'unica cosa da fare. Se lo rivedi anche Emerson fa lo stesso gesto dietro di me. Poi è chiaro che la fortuna ha aiutato, ma se vuoi averla devi provarci. E poi Cassano...».
Cosa?
«Beh, poteva batterla meglio. Quelle punizioni di solito si mettono alte. Non l'ha calciata benissimo, meglio per me ovviamente (e scoppia in una risata, ndr)».
[...]
Cosa pensa della Roma di Mourinho?
«Ha una mentalità europea, l'ha portata lui. Crea poco. Ma vince».
Un pronostico?
«Mai. Sempre forza Roma».