IL MESSAGGERO - Intervistato dal quotidiano romano, l'ex capitano della Roma Giuseppe Giannini, oggi responsabile del settore giovanile del Monterosi, ha rilasciato alcune dichiarazioni sul momento dei giallorossi, soffermandosi anche sulle situazioni di Lorenzo Pellegrini e Nicolò Zaniolo, oltre che sull'operato di José Mourinho.
Queste le sue parole:
Da capitano a capitano: che consiglio si sente di dare?
«Lorenzo non ha bisogno dei miei consigli. È un ragazzo con la testa sulle spalle, serio, attento e attaccato alla maglia. Lui sa che può accadere, ci può stare in un’annata che non giochi al massimo. Altrimenti in campo ci sarebbero dei robot al posto delle persone. Va soltanto apprezzato visto che tante volte si sacrifica non stando bene fisicamente. Poi è chiaro che la gente paga, vuole vedere i propri beniamini andare sempre a 100 all’ora, purtroppo non è sempre così».
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Mourinho invece come sta gestendo la Roma?
«Con saggezza. Riesce ad avere in pugno la squadra e i giocatori. Tutti noi vorremmo vedere la Roma vincere sempre e i grandi campioni indossare sempre quella maglia. Spesso non è successo, però lui è un personaggio che ha riportato passione e attaccamento e quindi va rispettato».
Ha ragione a dire che non ha la rosa per tre competizioni?
«Ora ce ne sono due, quindi non ci sono più scuse. Poi ci sono diversi giovani interessanti che la Roma ha sempre tenuto in considerazione anche in altre gestioni. Mourinho è sempre stato abituato ad avere il massimo nelle squadre in cui ha lavorato, quindi avrà messo in preventivo anche questo».
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Che momento sta vivendo la Roma?
«Particolare. Con l’Empoli era importante prendere i tre punti per restare attaccati alla prime, perché questo è l’obiettivo di quest’anno. Riuscire a rimanere lì sopra nel gruppo alto della classifica, anche se a volte si perde qualche battuta».
Che idea si è fatto del caso Zaniolo?
«La vicenda non è stata gestita bene da tutte le parti, soprattutto da quella dell’entourage del giocatore. Mourinho ha detto che già da un mese voleva andare via e non è bello. Non sono cose che aiutano a vivere serenamente l’ambiente. È un peccato perché il ragazzo si trova in difficoltà. È lì che subentra la gestione dell’entourage e degli agenti, dovevano prevedere in qualche modo che poteva accadere questo».
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