Zaniolo, è un momento no: febbre, stress e contratto

16/01/2023 alle 09:58.
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È un momento in cui gira tutto storto. I (timidi) fischi dell'Olimpico giovedì in coppa Italia, quel maledetto pallone che non vuole entrare, il nervosismo che cresce perché non si riesce a rendere come si vorrebbe e ora anche un virus intestinale. Così ieri Zaniolo si è dovuto arrendere e saltare l'impegno contro la . «Ci ha detto che aveva la febbre, domani sarà visitato e poi vediamo», ha detto Tiago Pinto, della Roma. Un imprevisto che chiude una settimana non proprio semplicissima per Nicolò. Iniziata con le sollecitazioni di Candela nel post partita contro il Milan e proseguita con i fischi e la difesa d'ufficio di Mou al quale non erano andate giù le parole del francese.

Pur non al meglio, Nicolò fino a sabato si era allenato regolarmente. Sullo sfondo rimane il nervosismo per un prolungamento promesso che ancora non è arrivato. Le voci iniziate a circolare ieri che dietro all'esclusione ci fosse il mercato (si è di nuovo fatto il nome del Tottenham) sono state rimandate indietro sia dal club che dall'entourage del calciatore. Che rimane comunque in attesa di una chiamata ufficiale. Pinto continua a prendere tempo, frenato dall'input dei Friedkin di non accelerare il rinnovo di un contratto che scade nel 2024. Stessa strategia adottata a suo tempo per Pellegrini, rinnovato a 8 mesi dalla scadenza. In più, ora, ci sono anche i paletti per il fair play finanziario che va ad intaccare anche gli ingaggi. All'interno del settlement agreement, infatti, uno dei paletti da rispettare è il transfer balance. In tutte le sessioni di mercato i costi dei calciatori della Lista A (ossia, quelli iscritti alla Uefa) non possono essere superiori a quella precedente.

Con i rinnovi di Mancini e Cristante, più l'inserimento a gennaio di Wijnaldum, sono ulteriori parametri con i quali Pinto deve fare i conti. E portare Nicolò dai 2,5 milioni che percepisce ai 4,5 chiede spazio nella rosa. Un elemento che spiega anche perché il club non abbia rilanciato per Smalling. Un gioco ad incastri dal quale Nicolò può uscire ritornando a fare quello che sino a poco tempo fa gli riusciva meglio: giocare a pallone.

(Il Messaggero)