SpecialOne contro SpallettOne ("Spallettuàn") domani è una sfida di superlativi, un derby di accrescitivi. Nella dialettica degli opposti trovano nutrimento molte fascinazioni dello sport, che nel duello vive il suo momento epico. Le personalità incrociano i numeri, i caratteri si sovrappongono alle caratteristiche, le risultanze (anche emotive) generano i risultati. Poi, ognuno sceglie secondo il proprio gusto, ed eventualmente il tifo.
José Mourinho ha appena compiuto 60 anni, gioca a smussare gli angoli, appare quasi buono: non fidatevi, è un caimano che finge di sonnecchiare. Luciano Spalletti squaderna il miglior calcio d'Italia, forse d'Europa e magari del mondo, eppure rispetto a Mou ha vinto poco. Spesso secondo, Spalletti. Ma in quella città, lui e Mou sono gli ultimi ad avere vinto qualcosa. E a proposito di vittorie, Spalletti è appena diventato l'allenatore che ne ha ottenute di più in A nell'era dei tre punti a vittoria, 276. Chi gioca bene, vince le battaglie. Ma alla fine, lo scudetto non è detto.
Mou studiava da Papa già quand'era chierichetto, Luciano ha scalato lentamente, ma ha lasciato il segno sempre. Eppure, nel passaggio romano, Spalletti è ricordato soprattutto come colui che ha fatto smettere Totti. Ingeneroso. È come se Spalletti avesse avuto assai meno di quanto gli spettasse, e Mourinho qualcosa in più: è fuori discussione come il portoghese abbia vinto ovunque, e il toscano abbia ovunque divertito. Forse Mou è una leggenda cinica, forse Spalletti è un visconte dimezzato. All'inizio si erano lanciati gocce di veleno, quando ad esempio Mourinho fece il famoso discorso degli zero tituli e della prostituzione intellettuale.
Poche, in fondo, le sfide dirette tra questi due draghi del diverso gusto e sentimento del calcio: 7, delle quali 3 vinte da Mourinho e altrettanti i pareggi. L'unico successo di Spalletti coincide con l'ultimo duello, all'andata e all'Olimpico: il Napoli già bellissimo, la Roma sempre imperfetta, incompleta ma galvanizzata quasi ogni giorno da un uomo che è anche un medium, un prestigiatore, un incantatore di serpenti. In un campionato in cui tutti sembrano correre per il Napoli, gli inseguitori possono sperare solo nella vittoria di tappa.
José offre il meglio quando si sente attaccato, ama il rumore dei nemici, invece Luciano quei nemici tende a cercarli ovunque, e talvolta li vede anche dove non ci sono. Ha detto Spalletti di Mourinho: «È un super, un tremendissimo, e quando mi saluta lo fa come con un amico», Disse Mourinho di Spalletti un anno fa: «Ehi, Spallettone, non vorrai mica vincerle tutte?». Probabilmente il tempo ha rafforzato la stima reciproca e limato gli spigoli, anche se questi due sono pur sempre un pagliaio in attesa del fiammifero. Il loro fuoco incendia, ma soprattutto scalda.
(La Repubblica)