La doccia gelata arriva quando José Mourinho parla di mercato e di Gini Wijnaldum. Sul centrocampista si è diffuso un certo entusiasmo in vista del suo ritorno previsto per fine febbraio. In realtà, spiega il tecnico, non è così: «A volte le clip dell'ufficio stampa possono prendervi in errore perché è ripreso in una fase di riscaldamento in cui è integrato con il gruppo. In realtà lui non può allenarsi con la squadra. Se mi chiedete quando sarà disponibile, vi dico che la prima cosa è stare bene clinicamente. Solo successivamente possiamo cominciare a pensare quanto tempo ci vuole. Lui non è integrato», ha spiegato.
Poi, il mercato bloccato in entrata come ha spiegato Tiago Pinto nel pre-gara: «Siamo uniti per portare avanti il progetto e la squadra. La nostra idea, anche a causa del Ffp, è di essere creativi per migliorare la squadra». Dopo 90 minuti, è arrivata la controreplica di José: «Non mi aspetto che arrivi nessuno. Il direttore è stato onesto dicendo cose che di solito ad un allenatore non piace sentire. Tutti i tecnici vorrebbero sapere di avere tanti soldi da investire per fare una squadra incredibile. Ho avuto situazioni così in club praticamente senza limiti, ma questo non è il nostro profilo». La mente va immediatamente a quando ha accettato la proposta di Dan Friedkin (in tribuna all'Olimpico): «Se sapevo dei limiti della società? Non ne voglio parlare, ma dei problemi personali con il direttore è bugia totale. Tra di noi c'è onestà. Di certo non possiamo comprare Mudryk per 100 milioni». C'è però tanto di bello in Roma-Fiorentina 2-0, come la prestazione di Bove: «È stato un cane malato, è uno che corre, gioca, fa un grande lavoro». Oppure, quella di Kumbulla: «È un professionista vero, in questo momento è il quarto centrale. Una squadra che gioca a tre e ha solo quattro centrali di solito è in difficoltà. Oggi è mancato Ibanez, domani toccherà a Mancini o Smalling, e Marash ha sempre giocato bene».
E poi c'è Dybala, il fuoriclasse: «Aveva chiesto di tornare il 1°' gennaio, gli ho detto che senza di lui difficilmente avremmo vinto con il Bologna. Volevo che tornasse il 29, lui mi ha chiamato per tornare il 27. Questo è Paulo, è un ragazzo speciale». Due gol segnati grazie agli assist di Abraham: «I giocatori di qualità hanno un'empatia naturale. Giocare con Paulo è diverso. A volte quando qualcuno passa il palIone è quadrato, invece con Paulo è sempre rotondo». Infine, i giovani lanciati che sono la sua più grande vittoria nella Roma: «Il problema dei grandi club è di non dare la possibilità di crescere ai bambini fatti in casa. Controllate quanti calciatori della Primavera stanno giocando con me e quanti negli ultimi 10 anni. Magari è una statistica interessante».
(Il Messaggero)