L’inferno sull’A1 scoppia intorno alle 13.30. Un quarto d’ora di guerriglia urbana violentissima all’altezza dell’area di servizio Badia al Pino est (Arezzo), dove nel 2007 venne ferito a morte il tifoso laziale Gabriele Sandri. A fronteggiarsi tra le corsie con cocci di vasi, lancio di bottiglie e bastoni e fumogeni sono i 150 tifosi del Napoli e circa 50 della Roma. I primi, diretti a Genova per la partita delle 18 contro la Sampdoria, sono in 350 ma non tutti partecipano agli scontri, i secondi, sono 150 e viaggiano verso Milano, dove è previsto alle 20 il match tra i giallorossi e il Milan. La polizia avrebbe già identificato tutti i giallorossi. Alle 14, la polizia stradale chiude l’autostrada. Il bilancio sono i quindici chilometri di auto in fila e un romanista (in codice giallo). In serata l’uomo è stato arrestato per rissa aggravata in flagranza differita. L’Italia rimane divisa in due fino alle 15.45, quando l’A1 viene riaperta. Il sospetto è che gli ultrà delle tifoserie avversarie si fossero dati appuntamento con l’obiettivo di scontrarsi alla stazione di servizio. Al passaggio dei circa 150 tifosi avversari, i napoletani hanno iniziato a lanciare bottiglie, cocci di vaso e spranghe. I romanisti, ai quali era stato vietato di fermarsi, hanno prima rallentato, poi parcheggiato una 15 tra minivan e auto nelle corsie di emergenza e sono tornati indietro a piedi. La procura di Arezzo attende l’informativa della Questura, nel fascicolo, in prima battuta, il procuratore Roberto Rossi ipotizza l’attentato alla sicurezza dei trasporti e l’interruzione di pubblico servizio.
Avviene tutto al chilometro 364 tra Monte San Savino e Arezzo: al passaggio davanti alla stazione di servizio i van e le auto dei romanisti rallentano, comincia una sorta di sassaiola. Alcuni tifosi napoletani si avvicinano alle barriere e lanciano di tutto. Dopo qualche metro i romanisti parcheggiano, un van fa anche marcia indietro, gli ultrà giallorossi scendono e tornano indietro a piedi. Gli scontri avvengono in strada: gli ultrà indossano felpe e giubbotti neri, hanno il viso coperto con sciarpe e cappucci. In mano, cinte e aste di bandiere, bastoni. Si sentono urla e il rumore dei sassi lanciati e dei lacrimogeni, sulle carreggiate arriva di tutto mentre le auto e i camion continuano a passare.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, si complimenta con la polizia: «Chiederò all’Osservatorio sulle manifestazioni sportive di valutare con la massima severità i prossimi eventi in programma». Il ministro dello Sport, Andrea Abodi: «Ora chi sbaglia paga, vale anche per i teppisti dell’A1».
(Il Messaggero)