Il Milan si addormenta sul più bello e si fa rimontare dalla Roma, sino al momento della riscossa «rometta», piccola e tenera. San Siro è incredulo davanti all'uno-due giallorosso, maturato quando i rivali guardano l'orologio aspettando la fine per festeggiare. E invece succede l'imponderabile, da 2-0 a 2-2 tra il 42' e il 48' della ripresa, Ibanez di testa e Abraham con una spaccata da centro area, due reti propiziate dai calci piazzati di Lorenzo Pellegrini. Le responsabilità dei milanisti sono evidenti: presunzione e superficialità. La squadra molla quando ormai pensa di aver messo il risultato in cassaforte e le scelte di Pioli mandano un messaggio sbagliato. La Roma, che non aveva tirato in porta neppure una volta, si trasforma da agnello in tigre, confermando la sua vocazione di squadra da trasferta.
È una partita sporca, bloccata, condizionata dalla tattica. Mourinho, squalificato, osa con i «Fab Four», ma nonostante la presenza di tanto talento, Lorenzo Pellegrini sulla linea mediana a fianco di Cristante, Zaniolo e Dybala alle spalle di Abraham, gioca badando a fare densità nella propria metà campo. Pioli insiste con il palleggio nella speranza di trovare un pertugio dove possano infilarsi Leao e Theo Hernandez. L'azione che precede il gol nasce proprio così, da un errore di Dybala nella metà campo milanista e da una ripartenza sublime di Theo. Il successivo angolo consente a Kalulu, con una torsione da centravanti, di sorprendere Rui Patricio e rompere l'equilibrio. La Roma prova a scrollarsi, ma Tatarusanu fa vacanza. Zaniolo non si vede, Dybala è più volenteroso ma non si accende. Primo tempo povero di emozioni: due tiri e un gol per il Milan, zero nello specchio della porta per i giallorossi.
La Roma non cambia atteggiamento neppure nel secondo tempo, resta bassa e passiva. Il Milan raddoppia con Pobega, entrato 7 minuti prima al posto di Diaz per dare peso al centrocampo e aspetta la fine per godersi la seconda vittoria del nuovo anno. E invece la Roma, con uno scatto bruciante e grazie ai cambi di Mourinho, soprattutto Matic, si prende un pareggio che sa di miracolo.
(Corsera)