IL TEMPO (F. CICCIARELLI) - Anche il capo di fischietti finisce nel mirino della procura Figc. Alfredo Trentalange, presidente dell’Associazione italiana arbitri, è stato infatti chiamato in causa dal procuratore federale Giuseppe Chiné nell’avviso di chiusura indagini relativo al caso D’Onofrio - l’ormai ex capo procuratore dell’Aia, arrestato con l’accusa di traffico internazionale di droga - notificato tre giorni fa al numero uno delle giacchette nere. A Trentalange viene contestata, tra le altre cose, la violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza in quanto vertice dell’Aia per «avere omesso di assumere qualsiasi iniziativa, anche la più minimale» per accertare «i reali requisiti professionali e di moralità del sig. Rosario D’Onofrio». Addebiti a cui il capo degli arbitri ha replicato, allontanando l’eventualità delle dimissioni. «Ho preso atto con stupore e amarezza - ha spiegato Trentalange in una nota - del contenuto della comunicazione inerente la chiusura dell’istruttoria della Procura Federale anche se è bene precisare che non si tratta di un deferimento a mio carico. In tal senso ho chiesto di essere sentito con estrema sollecitudine dal Procuratore, Dott. Giuseppe Chinè, non solo a mia tutela ma soprattutto nell’interesse di tutta l’Associazione Italiana Arbitri. Tengo a chiarire che non ho nessuna intenzione di dimettermi». Resta sul tavolo l’ipotesi commissariamento, ma se ne saprà di più soltanto nel consiglio federale del prossimo 19 dicembre.