IL TEMPO (M. JURIC) - Stasera lo Stadio Olimpico sarà sold-out per la quattordicesima volta consecutiva,contando anche la scorsa stagione. Oltre 60.000 tifosi che proveranno a spingere la Roma alla vittoria contro il Ludogorets che regalerebbe la qualificazione ai playoff di Europa League. Di scontato non c’è mai nulla, ma quella giallorossa sta diventando una «straordinaria» abitudine, come ammesso da José Mourinho nella conferenza stampa della vigilia: «Lo stadio è il modo della famiglia romanista di stare insieme, è un grande lavoro della società e se ho potuto fare qualcosa sono molto contento. Il calcio è tante cose, tra cui questo senso di unità e famiglia come quelle tradizionali che pranzano o cenano insieme». Un fenomeno sociale che, in certe occasioni si trasforma nel racconto del portoghese, in una sportiva chiamata alle armi: «So che ci sarà nuovamente il tutto esaurito e credo si possa creare un ambiente da partita decisiva come lo scorso anno. Creando questo tipo di atmosfera, con la motivazionedei ragazziche vogliono continuare in Europa League, possiamo farcela». Perché Roma-Ludogorets questo è, una gara da dentro o fuori. In caso di pareggio o sconfitta sarà terzo posto e retrocessione in Conference League. E Mourinho non ha altro obiettivo che la vittoria: «Noi giochiamo con un solo risultato, ma magari è meglio. Sappiamo che dobbiamo correre rischi ma sappiamo anche che non abbiamo uno stadio piccolo dietro di noi. L'ambizione non è vincere di nuovo la Conference League, ma andare ai playoff anche se ci saranno squadre fatte per vincere la Champions. È lì però che vogliamo andare. Non pensiamo a nessun altro, a nessun'altra partita». E il portoghese se la giocherà con la miglior formazione possibile,che in questo momento di sopravvivenza è presto fatta. Nessun dubbio suchi guiderà l’attacco, nonostante gli errori di Verona: «Abraham gioca. Per me lui nonè un problema. Ad inizio stagione lo era,quando non sembrava super concentrato. Ora no, sta creando pericoli agli avversari, sta giocando bene, facendo giocodisquadra.Ai miei giocatori dico sempre che per me il portiere che sbaglia clamorosamente o l'attaccante che non sta segnando, sono cose secondarie. La cosa principale èl'atteggiamento,ilpensarealla squadra e non piangere nei momenti difficili». Mourinho si è poi soffermato sui tanti giovani lanciati in prima squadra nell’ultimo anno e mezzo, sottolineando come alla Roma sia «un po' necessità ma anche conseguenza del nostro profilo di lavoro. Non sono un eroe se gli do la possibilità di giocare. E sono contento se i bambini fanno bene. Ma una cosaèlanciare sporadicamente, tipo giocare 5’ oggi e 5’ tra qualche mese, una cosa è il nostro lavoro che è un processo che facciamo dalla Primavera alla Prima Squadra».Un aiuto che arriva anche dai calciatori più esperti come Matic da cui «i giovani prendono esempio». Il serbo domani probabilmente partirà dalla panchina, non essendo ancora al 100%, ma il suo aiuto è fondamentale: «È venuto qua perché conoscevo bene cosa poteva fare in campo, ma anche per i giovani». Stasera saranno diversi i “bambini” che Mourinho si porterà in panchina. Servirà l’aiuto di tutti per regalarsi un’altra grande serata europea.