IL TEMPO (P. DANI) - Se il primo pensiero va all’avversario, allora è stata una bella partita. Di solito conclusa con una vittoria. La Roma batte il Verona e Mourinho si adatta alla modalità comunicativa molto in voga in questi ultimi anni: «Faccio i complimenti al Verona perchè hanno lottato tanto per uscire con un pareggio. Bocchetti è bravo, giovane, ha organizzato bene la squadra anche in dieci uomini, ci ha creato tante difficioltà». Grazie, prego. Ma poi torna Mou: «Sono contento della vittoria, senza ipocrisia. Abbiamo fatto di tutto per vincere e ci siamo riusciti. A volte esco pensando che potevo fare di più per la squadra, stavolta no, ho fatto tutto il possibile. Ho cambiato modulo due volte, ho messo in campo tutto il potenziale offensivo che avevo. Ho creduto in Volpato, nella sua creatività, nei suoi gol. Ho creduto che Matic potesse fare la differenza. Ovviamente quando si vince al 90' si può parlare di fortuna, ma abbiamo cercato questa fortuna». Il vero Mourinho che torna pungente a solo sentire la parola derby, con una chiara frecciata a Sarri e alle dichiarazioni post Salernitana: «Il derby non mi interessa, penso alla partita successiva. Quando un allenatore pensa a una partita e non a quella successiva di solito non finisce bene. Io ho avuto esperienze di questo tipo. Quando fai l’errore è difficile conviverci, così come dire che la colpa è del tecnico e quindi si inizia a sparare per sviare l’attenzione. Io mi rifiuto completamente di parlare della prossima partita di campionato e se qualcuno dei miei giocatori lo fa sbaglia. Io non sbaglio sicuramente. Dobbiamo prima giocare giovedì e venerdì mattina penseremo alla prossima». E proprio giovedì all’Olimpico la Roma si giocherà la qualificazione ai sedicesimi di Europa League senza Nicolò Zaniolo, squalificato per 3 giornate e in attesa dell’esito del ricorso. Mourinho per il 22 giallorosso ha solo parole al miele dopo il primo gol stagionale: «Mi piace il suo atteggiamento, la voglia di aiutare la squadra. Io non sono mai arrabbiato con lui, perchè non segna. È un ragazzo che dà tutto quello che ha, crea enorme difficoltà agli avversari». Infine un pensiero su Volpato, il “bambino” che ha cambiato la partita: «Quello che facciamo con questi ragazzi è un processo di crescita. Volpato è da mesi a tutti gli effetti un calciatore della prima squadra. È giovane, ha tanto da imparare, ma ha potenziale. E quando l’ho messo non ho fatto pazzie. Non pensavo potesse segnare, ma sapevo avesse il potenziale per farlo».