De Rossi alla Spal: «Lotta e pensiero come facevo io»

13/10/2022 alle 08:41.
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Primo comandamento: «Chiamatemi Daniele». Il secondo: «In panchina non penso che andrò in giacca e cravatta ma con le scarpe da ginnastica sì: dopo trent’anni di battaglie non riesco a mettermi i mocassini, credo...». Realmente vero, decisamente mentalizzato sulla sua Spal, inserito in un nuovo mondo ma su un pianeta che però conosce da una vita. «Sì, ai giocatori ho detto di chiamarmi per nome – sorride Daniele DeRossi -qualcuno fa fatica, mi ha chiamato mister. Così, gli ho detto: “Daniele, mi chiamo Daniele...”. (...) Ogni inizio ha il suo... inizio. «Diciamo che anche se sono stato trent’anni in questo ambiente ero anche un po’ spaventato, certamente curioso, nell’entrare in uno spogliatoio da allenatore. La differenza me l’ha spiegata Burdisso: “Ti guarderanno con occhi diversi, vedrai. Né buoni né cattivi ma diversi”.E’ così... Tanta gente parla di me come di un futuro buon allenatore ma le chiavi di casa me le ha date Tacopina dopo che altri hanno avuti dubbi." (...) La partenza è a due corsie fuori Ferrara: il 15 in casa del Cittadella, il 18 in Coppa Italia contro il . E se batte i rossoblù c’è la Roma, la storia di una vita. «Certo sarebbe un’emozione ritornare da allenatore nello stadio che ho vissuto per una vita...». Ieri ha parlato con la sua nuova squadra: ogni allenatore ha paletti non negoziabili. «Serietà e intensità non sono prescindibili: se c’è qualcuno che non dà quel che voglio in allenamento non chiudo un occhio.Poi ci vuole rispetto del nostro lavoro: va fatto bene.E coraggio» (...)

(gasport)