Fra la fine del 2020 e la primavera del 2022 dieci società di calcio della Serie A hanno chiesto e ottenuto dallo Stato italiano aiuti Covid per poco meno di 150 milioni di euro. La somma per la precisazione è di 142,7 milioni di euro, e in gran parte è formata dalla garanzia al 100% fornita da Mediocredito centrale e Banca del Mezzogiorno su prestiti chiesti alle banche dai club. Quella garanzia però nella contabilità dello Stato è stata classificata per l'intera somma come aiuto dello Stato permesso dalla Commissione europea proprio grazie ai provvedimenti comunitari sul Covid. Di sicuro i club di Serie A hanno ricevuto danni notevoli da inizio di pandemia, non avendo potuto giocare in lockdown e per lungo tempo non avendo aperto gli stadi al pubblico riconquistato poi con una capienza limitata sugli spalti. Prima di bussare alle casse dello Stato ci sarebbe stato ampio spazio per quello che i manager chiamano "cost saving", taglio della spesa e sforbiciata dei contratti in essere. Ma era legale accedere ai contributi Covid, e questi dieci club ne hanno approfittato a larghe mani. Non lo hanno fatto i club più blasonati come il Milan, l'Inter, la Juventus, il Napoli e la Lazio. Hanno approfittato dei vari decreti Covid prima di Giuseppe Conte e poi di Mario Draghi invece il Bologna, la Cremonese, il Monza, la Roma, la Salernitana, lo Spezia, il Toro e il Verona e insieme a loro anche Genoa e Cagliari che erano in serie A fino a maggio 2022. Sono tre le società grandi firme beneficiarie degli aiuti: il Monza di Silvio Berlusconi, che pero ha incassata solo un premio da 13.563,35 euro per non avere messo nessuno in Cig quando lottava in serie B. Poi la Roma dei Friedkin che ha beneficiato di tre decretini aiuti per un totale di 6,2 milioni di euro. Si tratta anche qui di garanzie statali su prestiti e poi del premio da 38.362,85 euro per non avere messo in Cig nessuno dei dipendenti.
(Verità & Affari)