IL TEMPO (A. AUSTINI) - Scaricato all’improvviso dalla Juventus ma pronto a portare alla Roma la mentalità vincente acquisita a Torino. Voglioso, ottimista, felice ma prudente al tempo stesso sulle ambizioni. Un passo alla volta per fare cose grandi. Paulo Dybala si presenta nella sala stampa di Trigoria come un ragazzo serio e positivo, prima di prendersi l’abbraccio della marea giallorossa che lo ha accolto all’Eur da nuovo re. «Il suo arrivo dimostra la credibilità e l'ambizione del progetto» spiega orgoglioso Tiago Pinto, che poi lascia la scena al protagonista del Dybala-day. «Credo sia presto per parlare di scudetto - attacca l’argentino - lo scorso anno la Roma ha vinto un trofeo molto importante per avere più ambizione. La società è cresciuta con i giocatori arrivati insieme a Mourinho, a tutti piace vincere e deve essere il nostro obiettivo: pensare di partita in partita e più avanti vedremo dove saremo. In questo momento per lo scudetto ci sono squadre più avanti di noi».
Quanto è stato importante parlare con Mourinho?
«La prima cosa che ho chiesto al mister è stata cosa puntiamo. A me piace vincere e anche a lui. Mourinho e la società mi hanno dato punti di riferimento: la serietà con cui sta lavorando la società, l'entusiasmo che si è creato nei giocatori e nella gente. La consapevolezza dell’allenatore e la fiducia dei ragazzi sono importanti, cercherò di portare la mia esperienza per continuare a vincere».
Cosa l’ha convinta ad accettare la Roma?
«La chiamata del mister è stata un piacere enorme: la prima volta l'abbiamo fatta col direttore Pinto, poi un giorno all'improvviso Mourinho mi ha scritto e ci siamo sentiti di nuovo. Ho avuto la fortuna di conoscere il presidente e suo figlio, la chiamata di tutti è stata una dimostrazione di affetto e di volermi qui. Vedo un club organizzato in ogni aspetto, sono contento di come mi stanno trattando».
Cosa vuole portare nella squadra?
«Ho fatto esperienza alla Juve, in una squadra abituata a vincere e ti trasmette quello dal primo giorno, quindi cercherò di dare il massimo anche nello spogliatoio visto che siamo un gruppo giovane. Cercherò di aiutarla Roma raggiungere gli obiettivi e ad essere positivo anche nei momenti di difficoltà».
Si è sentito scaricato dall’Inter?
«No, per niente. Da quando è finito il contratto con la Juventus, i miei agenti hanno parlato con tante squadre. Ho un bel rapporto con Marotta da tanto tempo, ma non mi sono sentito tradito. Tante squadre si sono avvicinate, poi ad un certo punto è arrivato Pinto a Torino e le cose sono cambiate».
Quando è finita con la Juve?
«Il direttore Arrivabene è stato chiaro: avevamo un accordo da firmare ad ottobre, la società ci ha chiesto di aspettare e a marzo abbiamo avuto la notizia che non facevo più parte del progetto futuro. Quindi non è stato un problema economico, ma la Juventus insieme ad Allegri ha preso un'altra decisione. Ho detto loro che se questa era la celta, per me non era un problema».
Se segnerà contro di loro esulterà?
«Con la Juventus ovviamente no. Sono molto curioso di vedere cosa succederà con i romanisti. So che questa è una piazza molto calda e la gente è sempre vicina alla squadra».
Totti ha avuto davvero un ruolo per il suo arrivo?
«Con Francesco ci siamo visti alla partita di Eto'o, abbiamo parlato un po' lì, ma non c'erano ancora tutte le certezze di arrivare qui. Mi ha parlato molto bene di Roma, ma non ci siamo risentiti in questi giorni. La maglia numero 10? Ho moltissimo rispetto, è molto importante anche per i tifosi. Spero che il 21 sarà il numero con cui inizierò a vincere anche con la Roma. In futuro non si sa, ma ora sono contento così».
Se Zaniolo resta sarà più facile ambire allo scudetto?
«Tutti conosciamo le sue caratteristiche e quello che può dare. Ho avuto modo di parlare con lui, ovviamente la scelta è sua. Chiunque vuole avere i giocatori più forti, sappiamo quello che ci può dare ma non posso intromettermi nel suo futuro. Ci deve pensare lui».