Israele e l’alleanza con gli Emirati. Il prossimo obiettivo è il Mondiale

31/07/2022 alle 08:30.
whatsapp-image-2022-07-30-at-21-33-57

La Roma e il Psg, Dybala e Neymar, e Mourinho sono tutti insieme in Israele, cercando di dare un’immagine alternativa a quel luogo conosciuto maggiormente per questioni geopolitiche. «Uno strumento per combattere i preconcetti», così lo immagina il magnate canadese Sylvan Adams, che è riuscito a far esibire sul prato del Bloomfield Stadium la collezione di stelle del Psg con la Supercoppa di Francia. Sorprendente, perché, nel mondo, il Psg è il marchio pubblicitario del Qatar. Quali fossero gli ostacoli politici, ideologici, per vedere maglie col marchio del Qatar a Tel Aviv lo ha ricordato un durissimo report sulla questione palestinese che Amnesty ha inviato anche alla Roma, per sensibilizzare la squadra di Mourinho sul tema. Ma qualcosa è cambiato. Quando nel 2021 la Lfp, la lega calcio francese, ha votato a favore della proposta israeliana di giocare la Supercoppa di Francia a Tel Aviv, il presidente dei parigini Nasser Al Khelaifi avrebbe potuto esprimere un voto contrario, come membro del board della lega. E il Qatar non poteva restare a guardare. Un mese fa Gerusalemme ha annunciato l’apertura di Doha ai cittadini israeliani per i Mondiali, che daranno accesso alla platea di miliardari americani, ebrei, che investe. In diritti tv, in sport entertainment. L’orizzonte è ampio: dopo il Giro, un evento mondiale da ospitare in Terra Santa. Infantino, presidente Fifa, a ottobre parlò da Gerusalemme di un’idea: un Mondiale condiviso tra Emirati e Israele. E con la benedizione del Qatar.

(La Repubblica)