Dybala è un giocatore che mette gioia, Mourinho un allenatore che per vincere speculerebbe su qualsiasi cosa, persino sulla gioia: sa che tutto può avere un senso e che il fascino del numero 10 (anche se indosserà la 21). La gioia, quello è il punto: non c’entra nulla col soprannome del ragazzo, ma è il suo scopo e la sua benzina. Ha bisogno di giocare con gioia per poterla trasmettere e la sua gioia è avere calore attorno, essere circondato da una cortina d’affetto e soprattutto avere qualcuno dei cui occhi si fida, perché i fantasisti ragionano spesso con l’anima. Alla Juve non sempre è successo: solamente Sarri, quando si scambiavano silenzi e sguardi, ha saputo guardargli dentro. Agli spettatori tutte queste faccende interessano poco: vanno allo stadio, guardano e s’emozionano, perché il ragazzo in campo fa quello vorrebbero fare loro. I tifosi della Juventus hanno amato Dybala incondizionatamente, quelli dell’Inter erano pronti a farlo e ieri ci sono rimasti malissimo, quelli della Roma si sono incendiati come paglia con la scintilla del sogno e Mourinho ha sempre pensato che questa pirotecnica alchimia porterà la Roma in una dimensione superiore.
(La Repubblica)