Tutti a Tirana

06/05/2022 alle 08:06.
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IL TEMPO (A. AUSTINI) - Il grande sogno giallorosso continua. Fino a Tirana, dove il 25 maggio la Roma giocherà la sua prima finale europea dopo 31 anni, la quarta di tutta la sua storia, cercando di portarsi a casa quella coppa che adesso vale come una e interromperebbe un digiuno di trofei lungo 14 stagioni. Sarà il sorprendente Feyenoord a contendere la Conference League ai giallorossi, grazie allo 0-0 di ieri a Marsiglia dopo il 3-2 dell’andata mentre il Leicester non ha potuto nulla ieri all’Olimpico, con 64mila spettatori, un rumore pazzesco, bandiere e i volti emozionati, tra i tanti, di e .

Due squadre, la Roma e gli olandesi, che hanno iniziato questo torneo ad agosto e si daranno battaglia nel piccolo stadio albanese, dove riuscirà a entrare solo una piccola parte della marea romanista che ieri ha accompagnato la squadra in finale. Giocando la partita contro il Leicester come aveva detto Mourinho. Come all’andata, è la Roma che mette subito la freccia, stavolta con il «solito» gol da corner, vera arma letale di quest’anno e sufficiente ieri per centrare l’obiettivo: Pellegrini pennella sulla testa di Abraham che salta in testa a Pereira e fa esplodere letteralmente l’Olimpico, scacciando via le comprensibili tensioni iniziali.

La squadra di Mourinho si scioglie e mette alle corde il Leicester, non lo fa respirare, recupera palloni di tigna e punta l’area, con un’energia pazzesca. Gli inglesi non sono il Bodo e oppongono quel minimo di resistenza in più, tengono botta e cercano di riprendere il controllo della gara, senza però creare pericoli a Rui Patricio. Così il primo tempo fila via liscio.

Rodgers mette dentro Amartey per Lookman e Iheanacho vicino a Vardy in attacco. Il canovaccio della gara non cambia, il Leicester tiene in mano il pallino ma nessuno lì davanti si dimostra in grado di sparigliare le carte. La Roma si difende arcigna, spinta su ogni contrasto dai boati dell’Olimpico e tenta di innescare Zaniolo, Pellegrini o Abraham per andare a cercare il raddoppio, ma fatica e inizia ben presto a rintanarsi. Il gol di vantaggio c’è, bisogna proteggere con le unghie quello.

Il primo cambio di Mourinho arriva dopo 78 minuti con Veretout al posto di Zaniolo e Pellegrini che avanza vicino ad Abraham. L’Olimpico inizia a soffrire, Rui Patricio para la botta centrale di Maddison e il tiro a giro poco angolato di Iheanacho. Ma negli ultimi, interminabili minuti, quando anche Abraham chiede il cambio stremato dopo l’ingresso di Vina per Zalewski, è proprio il pubblico a «giocare» la partita. Sulle note del coro che fa da colonna sonora a questa stagione che sta diventando magica, la Roma trova dentro di sé le forze per respingere gli ultimi assalti inglesi ed esulta stremata al triplice fischio: i giallorossi eliminano un inglese dopo 22 anni. Era ora. Mourinho e la sua gente hanno portato la squadra in finale. Adesso va vinta. E si può fare.