IL TEMPO (A. AUSTINI) - Sembra scritto dal destino. La Roma torna in una finale europea guidata dall’uomo che più di ogni altro al mondo è riuscito a trascinare squadre di Paesi diversi, in epoche diverse, fino al traguardo. Sì, serviva José Mourinho per tornare a provare quel brivido che ai romanisti è stato negato per troppo tempo. «Una squadra con una storia di sofferenza - per usare le parole dello Special One - che non vince tanto e il numero di finali non rispecchia la dimensione del club». Non poteva sintetizzarlo meglio ed è proprio questo che lo ha convinto ad accettare questa sfida non banale. E adesso lo porta a emozionarsi, a piangere mentre vede la gente attorno a lui impazzire di gioia, «perché la città è giallorossa e me lo fa sentire ogni giorno». La notte dell’Olimpico giovedì è stata davvero perfetta, la Roma ha documentato la festa dei giocatori al fischio finale e nello spogliatoio, i complimenti di Tiago Pinto alla squadra a cui si sono aggiunti quelli nell’immediato post gara del presidente Friedkin, uscito dallo stadio ben oltre la mezzanotte con il sorriso di chi sa di aver costruito qualcosa che funziona. E pensare che ha rischiato di perdersi la partita, imbottigliato nel traffico impazzito nelle ore precedenti al match. Alla fine, con il giusto aiuto, ce l’ha fatta e adesso non vede l’ora di godersi la sfida di Tirana contro il Feyenoord. Il 25 maggio sarà una data storica per la Roma, ma prima va sbrigato un lavoro in campionato. E conoscendo il pragmatismo di Mourinho, è già questo il ritornello di Trigoria.
Ieri allenamento di scarico per chi ha giocato con il Leicester, oggi un’altra seduta soft, domani dopo la rifinitura si parte in treno per Firenze, senza conferenza stampa del tecnico: ha già lanciato i messaggi che gli stanno più a cuore, come la confessione che «la Roma mi ha reso felice». Mourinho deve ora decidere come gestire le forze in questo finale di stagione su due fronti. Perché l’accesso alla prossima Europa League va ancora conquistato e sarebbe decisamente meglio togliersi il pensiero chiudendo almeno al sesto posto in campionato. Lo scontro diretto immediato lunedì in casa della Fiorentina non aiuta ma è pure una grande occasione: con un pareggio al Franchi e una vittoria nella gara di sabato 14 in casa col Venezia la qualificazione all’Europa League sarebbe sicura - ammesso che l’Atalanta non vinca le ultime 3 gare - e l’ultima sfida col Torino si trasformerebbe in una formalità. Da giocare venerdì 20 come già richiesto alla Lega di Serie A, con largo anticipo sulla finale di Conference League. A Tirana ci sarà anche Mkhitaryan, il suo recupero sembra sicuro e Mourinho ha annunciato che non lo rischierà in campionato proprio per averlo al meglio col Feyenoord. Si scalda anche Spinazzola, pronto a dare una mano ai compagni. Adesso la Roma è davvero una squadra. E tutti vogliono mettere la propria firma su un finale di stagione memorabile