Adesso non si allenano più le gambe, ma la testa. C’è il tempo da far trascorrere nel migliore dei modi, c’è da togliere la pressione dai ragazzi, c’è da “allenare” una città innamorata e che può far deragliare anche per troppa passione. José Mourinho tutto questo lo conosce perché lo ha già visto, perché tutte queste sensazioni le ha già guidate in altri contesti e in altre situazioni. Proprio per questo, quando dice che “vincere in Europa con quattro squadre diverse (le altre tre sono Porto, Inter e Manchester United, ndr) sarebbe un’impresa“. Proprio vero. Impossibile per quasi tutti, ma non per lui. Nel gruppo sa che, contro il Feyenoord, avrà dei titolari “in missione”. Fra questi c’è senz’altro Tammy Abraham, che l’anno scorso ha avuto l’onore di essere fra i vincitori della Champions League, sia pure da attore non protagonista. Stavolta la storia è diversa. In estate è stato il giocatore fortemente voluto dallo Special One per far dimenticare Dzeko, la famiglia Friedkin lo ha accontentato spendendo 40 milioni e il centravanti inglese ha dimostrato di valere l’investimento, realizzando finora 27 gol complessivi, di cui 17 in campionato, diventando l’inglese più prolifico in un singolo campionato di Serie A. Per questo adesso Mourinho lo stimola all’ultimo sforzo, e Tammy risponde così: “Che sia la finale di Champions League, del Mondiale o della Conference League. Una finale è una finale. E la voglio vincere. I miei compagni la vogliono vincere, tutta Roma la vuole vincere. Per noi è importante, vogliamo prepararci al meglio mentalmente e fisicamente. È stata una stagione lunga e difficile. Dobbiamo farci trovare pronti. È stata una stagione fantastica. Quando sono arrivato qui il mio obiettivo era aiutare il più possibile la squadra. Volevo vincere qualche trofeo. Siamo sulla strada giusta. Siamo in finale, e già per questo abbiamo fatto la storia. Ora vogliamo finire il lavoro. Per chiudere questo cerchio perfetto“.
(gasport)