La famiglia totale abbraccia i suoi figli: un milione in piazza tra lacrime e bandiere

27/05/2022 alle 08:39.
festa-tifosi

Francesco, 13 anni appena, è arrivato presto. Frequenta la terza media, ma a scuola non c’è andato. È partito da Ponte di Nona, dove abita, accompagnato da un’amica dei genitori. Alle 14 si sistema al centro dell’aiuola in piazzale Ugo La Malfa. Allunga la canna da pesca che fa da asta e monta il bandierone “di papà”. Lo solleva con tutta la forza che ha, la stoffa si apre accarezzata dal vento: “Gioie e giornate amare”, recita la scritta in giallo su sfondo rosso. Tre parole riprese da un coro della Sud che prosegue: “Tanto ci potrai trovare qui/ notte e giorno al tuo fianco“. Non c’è altro luogo al mondo dove avrebbe voluto trovarsi Francesco, ieri. Come il milione di persone che ha invaso il Circo Massimo per festeggiare la Roma che ha vinto la Conference League. Ci sono i nonni con i nipotini sulle spalle. I padri di famiglia con i figli neonati in braccio, le adolescenti in canottiera che fanno la colletta per farsi l’abbonamento allo stadio e gli ultrà appena tornati da Tirana. Francesco scompare tra la folla. Si intrufola nella ressa quando i tre pullman della Roma imboccano la curva a destra che porta al Colosseo. Difende la stoffa e si commuove quasi, quando vede il suo bandierone sventolare sul pullman accanto a José Mourinho. Il mister, dall’alto, si inchina al popolo romanista. Saluta, commosso da tanto amore. Autografa ogni bandiera che gli si porge dal basso. Christian ha solo tre anni. A cavalcioni sulle spalle del nonno, stretto in una maglietta rossa, osserva i calciatori salutare la marea umana in visibilio. “Chissà che un giorno non se lo ricordi – sospira il nonno, Antonio Cavallari, 58 anni – siamo venuti da San Basilio. Sono abbonato in curva da sempre. Volevo fargli vedere cosa significa essere romanisti“. Già, “per noi la Roma è droga – ripete Marco Ruggieri, un libero professionista 40enne – questa coppa è per i diffidati, per chi ha fatto grande la curva e non c’è più”.

(La Repubblica)