IL ROMANISTA (F. PASTORE) - E meno male che per qualcuno era «una coppetta». A giudicare dai travasi di bile che gli ha causato verrebbe da ringraziare gli dei del calcio che non si trattasse di una coppona. Chissà a quali mancamenti avremmo assistito in quel caso, se già così si avverte tanto diffuso e soprattutto malcelato fastidio per il trionfo della Roma (...) La corsa a svilire la vittoria si è svelata già nelle 24 ore successive: fra media intenti a insinuare dubbi; presidenti intrisi di spocchia "dall'alto" di bacheche con pezzi unici di trofei internazionali risalenti a decenni fa; altri club che rivendicavano vittorie mai ottenute di oltre un secolo prima, nell'affannosa rincorsa a voler pareggiare i conti (che tenerezza). Certo, non abbiamo battuto squadroni del calibro di Losanna, Partizan, Panionios, Lokomotiv e Maiorca, ma ci accontentiamo. (...) Ancora una volta però vi comprendiamo: siete gli imbucati alla festa del liceo che nessuno si fila, i batteristi della banda di paese che insultano Keith Moon per lanciare il proprio disperato grido al mondo: «Eeeeehiiii, ci sono anch'io, sono quiii, yuhuu». E vabbè, vi guardiamo. Ci hanno costretto a guardare un mediocre ex calciatore pontificare di salmonari - salvo poi dileguarsi nell'ora del tripudio - possiamo farlo anche con voi. (...) Sappiamo che nutrite il recondito desiderio di vederci uniformati a voi. Grigi. Tristi. Incapaci di un'esplosione di gioia tanto spontanea, genuina e sì, eccessiva. Ma noi siamo fatti così. E lo rivendichiamo. Perché l'amore – quello vero – è sempre eccesso, istinto, volo dell'anima. Non ha freni, non è schiavo della razionalità, se ne frega dell'apparenza. E se non lo capite ci dispiace per voi. O anche no. Ciao 'nvidiosi.