Forse questa Roma non ruberà l'occhio a livello di qualità di gioco, ma in quanto a carattere questa squadra ha poco da invidiare a chiunque e domenica è arrivata l'ennesima conferma. Mourinho ha ribaltato la gara negli ultimi 10': una volta può essere un caso, ma se le reti segnate nell'ultimo quarto d'ora di gioco sono 14 e tra Conference League e Coppa Italia il totale sale a 20. È mutato qualcosa nel dna del club: la Roma non si arrende più. Da inizio stagione sono arrivati: il gol di El Shaarawy contro il Sassuolo al 91', quello di Pellegrini al 78' contro il Cagliari, la doppietta di Felix contro il Genoa tra 82' e 84', il pareggio di Cristante contro il Sassuolo al 94', quello di Bove al Verona all'84', il rigore di Abraham contro lo Spezia al 99', il gol di Pellegrini al 94' a Udine, fino ai gol di Carles e Smalling contro la Salernitana. Nell’ultima parte delle gare la Roma ha conquistato 13 punti, la squadra non molla mai.
La panchina comincia a fare la differenza: con il gol di Carles, il totale delle reti in campionato arrivate da giocatori subentrati sono 9, con 7 elementi diversi. Mourinho ha impresso nei propri giocatori la convinzione che tutti possono essere importanti, è riuscito a far capire alla squadra che si gioca fino al 90'. C'è stata un'inversione di tendenza confermata dalle statistiche del biennio di Fonseca, in cui la squadra aveva segnato nelle parti finali dei match prima 9 e poi 12 gol. Quest'anno José è già a +2. Stanno cambiando anche le abitudini di chi va allo stadio: guai ad alzarsi e a lasciare l'impianto nei minuti finali, si rischia di perdersi l'emozione di un gol segnato in extremis. La Roma non finisce mai.
(messaggero)