La designazione dell’arbitro Simone Sozza per Inter-Roma ha scatenato dubbi e polemiche preventive sui social tra i tifosi romanisti, ma non solo. Il motivo? Sozza, 34 anni, studi in legge e vita dedicata a fare l’arbitro, è nato a Milano. Il regolamento impedisce di arbitrare le squadre della propria sezione e della città in cui si vive e risiede, ma non della città di nascita, e Sozza è della sezione di Seregno, provincia di Monza. La sua crescita è un fiore all’occhiello del nuovo corso Rocchi. E’ il più affidabile e in forma tra i giovani che il designatore sta utilizzando per creare un gruppo di arbitri all’altezza per il futuro. Ha già arbitrato quest’anno anche il Milan nella sfida dei quarti di Coppa Italia contro la Lazio, vinta 4-0 dai rossoneri senza alcuna polemica. Sozza quest’anno ha diretto anche Roma-Sassuolo (2-1) e dalla società giallorossa è considerato un buon arbitro. Dovrebbe bastare questo, senza aggiungere altro per chiudere il caso. L’impossibilità di dirigere gare delle squadre della propria sezione o della città dove vivono e risiedono toglie per le sfide delle romane forse gli arbitri migliori in circolazione: Doveri, Mariani, Valeri. E il giovane Fourneau. Per una questione di pochi chilometri invece sono disponibili Pasqua e Marinelli (Tivoli). Il regolamento andrebbe cambiato. Parliamo di professionisti: deve cadere questo veto. E se Sozza, nato a Milano ma di una sezione distante 20 km, può dirigere Inter-Roma, devono poterlo fare anche Valeri, Doveri, Mariani. Se invece si mantiene un veto che sottintende sudditanze ambientali o tifo, allora, con lo stesso metro medioevale, via anche gli incroci: nella lotta scudetto il napoletano Maresca non avrebbe dovuto dirigere Spezia-Inter e nella lotta Champions il torinese Pairetto non deve dirigere Fiorentina e Roma. Tutto Assurdo.
(gasport)