IL TEMPO (A. AUSTINI) - Nessuna sanzione, il caso è archiviato. Si risolve in un nulla di fatto l’inchiesta della Procura Federale sul consulente della Roma Gianpaolo Calvarese, aperta dopo un esposto presentato dal suo ex collega Rosario Abisso.
Al termine della gara pareggiata 0-0 dai giallorossi all’Olimpico contro il Genoa lo scorso 5 febbraio, Calvarese era andato - secondo quanto riferito da Abisso nel suo esposto all’Aia - nello stanzino del direttore di gara per chiedergli conto di quanto avesse scritto nel referto a proposito dell’espulsione di Zaniolo. Spaventato da alcune ricostruzioni di stampa che parlavano di un «tentativo di rabbonimento» di Calvarese, Abisso qualche giorno dopo la partita ha denunciato per iscritto l’episodio, provocando l’apertura di un’indagine interna della Procura Arbitrale. A cascata, è stato poi avviato d’ufficio il procedimento in Procura Figc.
Un caso intricato e irrituale, anche perché Calvarese non è più tesserato Aia (si è dimesso), alla fine ha vinto la strategia difensiva della Roma curata dall’avvocato Antonio Conte. Nelle scorse settimane sono stati ascoltati, oltre ad Abisso, lo stesso Calvarese e i dirigenti romanisti Tiago Pinto, Maurizio Lombardo e Vito Scala. La società rischiava una sanzione, mentre Abisso potrebbe in teoria incappare in una violazione del Codice Etico interno degli arbitri. Ma ieri è stata disposta l’archiviazione del fascicolo, una decisione già condivisa con la Procura Generale dello Sport del Coni e comunicata alle parti.
A Trigoria esultano per il successo e aspettano di leggere le motivazioni, al termine di una vicenda che ha provocato parecchi fastidi. La vittoria ottenuta ieri fa il paio con quella relativa all’inno del club suonato allo stadio dopo quello della Lega, finita anche questa sotto indagine. La Roma batte il «Palazzo» due a zero.