Puoi togliere l’Inter a José, ma mai José dall’Inter.Torna Mou e San Siro si veste a festa: per lo scudetto, certo, ma pure per omaggiare l’amico di sempre, l’uomo dei sogni. Oggi l’ufficio dell’allenatore ad Appiano è esattamente nel luogo in cui lo fece posizionare, spostandolo, Mourinho all’inizio del suo biennio. José viveva la Pinetina, non ci lavorava. Nel secondo anno praticamente si era trasferito nel centro sportivo, lasciando moglie e famiglia a godersi la villa di Como. Mou amava controllare tutto. San Siro ha già omaggiato José a febbraio, lo farà anche sabato. Oggi tra i tifosi c’è pure Angelo Beninati, dal 1982 e per 36 anni cameriere ad Appiano. «Ricordo il primo giorno di José alla Pinetina. Si presentò, ci disse “qui siamo tutti uguali, lavoriamo per lo stesso obiettivo, siamo una squadra”. Adorava i gamberoni, ma non aveva un menu dedicato». E ancora: «Primo giorno, vide noi dello staff pranzare in un tavolo diverso dal suo - ricorda Andrea Galli, allora fisioterapista nerazzurro -. Ci chiese “Ma voi mangiate qualcosa di diverso?”. Noi rispondemmo di no. “E allora venite a tavola con me”. Questo, proprio nei giorni in cui da fuori veniva dipinto come un mostro. José viveva a Como, nella splendida Villa Ratti. A Milano frequentava ogni tanto l’Osteria del Corso, i figli andavano a scuola in Svizzera. Ma il suo (e dello staff) quartier generale era il Melia di San Siro, sede ogni tanto dei ritiri prepartita. Il responsabile dell’hotel era Alessandro Misani: «Mi volle sul bus con la squadra dopo lo scudetto. E poi: andai a Barcellona in Champions l’anno del Triplete. Ma la gara del girone, dove perdemmo malamente. José allora mi vietò di continuare a seguire la squadra all’estero. Mi regalò una bottiglia di vino portoghese prima degli ottavi: “Durante la partita bevi questa”. Eseguii: vincemmo, io mi ubriacai, andammo ai quarti, E così, stessa scena, per i quarti col Chelsea e poi col Barcellona: ubriaco, ma qualificato.
(gasport)