[...] In Italia non cresce più il talento. Anzi: si è smesso di coltivarlo. Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, a Repubblica, ha denunciato il problema delle squadre Primavera intasate di stranieri. E non è una questione di passaporto, ma di eleggibilità per la Nazionale. La domanda è: perché accade? Il motivo è, ovviamente, economico.
[...] Le scuole calcio sono diventate a tutti gli effetti un business: le quote d’iscrizione (a volte altissime, anche 8-900 euro a bambino), sempre più spesso servono a sostenere economicamente tutta la società, che ha magari una squadra nei campionati dilettantistici. E per renderlo possibile si risparmia su tutto: pochi allenatori formati e abilitati, che costano troppo. Meglio volontari che lo facciano per passione, ma con dubbie qualità. Come non bastasse, trasferte e materiale sportivo sono regolarmente a carico delle famiglie.
Nel calcio giovanile si paga per tutto. Persino per giocare. Tra i primissimi a denunciare fu, nel 2018, Massimo Piscedda, ex selezionatore delle giovanili azzurre, parlando di «un malaffare ramificato in modo serio e pericoloso». Il costume è rimasto: nel mondo dilettantistico giovanile, abbondano dirigenti che prendono soldi anche per un provino. Che alla firma del contratto pretendono soldi, minacciando di stracciare il contratto. Qualche famiglia convinta di avere in casa il campione di domani paga. Altri cercano sponsor. [...] C’è persino chi è riuscito a farne un business personale: «Un responsabile giovanile di Serie A aveva un sistema collaudato», ci racconta un dirigente sportivo. «Quando decideva di ingaggiare un ragazzino, faceva sì che prima lo prendesse una società più piccola con cui aveva rapporti. L’accordo era che quando questa avesse incassato il premio valorizzazione, gli avrebbe riconosciuto una percentuale».
[...] Il progetto dei centri federali non è decollato. Meglio le scuole calcio élite: centinaia di strutture in tutta Italia che garantiscono personale formato e persino lo psicologo. Un passo: ancora troppo poco.
(repubblica/M. Pinci)