IL PUNTO DEL LUNEDÌ - CONDÒ: "La gestione del derby è stata un capolavoro di Mourinho" - CARMELLINI: "Azzecca tutto il possibile"

21/03/2022 alle 09:54.
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La vittoria fin qui più importante dell'anno quella della Roma nel derby. Un successo che, secondo gli opinionisti, ha un nome ed un cognome: Josè Mourinho. Una vittoria che passa anche dalla gestione dello Special One, oltre che da un super Tammy Abraham e dal gol capolavoro di Pellegrini.


Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.


T. CARMELLINI - IL TEMPO

Vince la Roma! Senza se e senza ma, vittoria netta che non lascia spazio a interpretazioni. Tre a zero: apre Abraham dopo cinquantasei secondi, poi la doppietta venti minuti più tardi, fino all’eurogol di capitan Pellegrini che chiude i giochi nel finire della prima frazione di gioco. Punizione pazzesca, che fa brillare gli occhi anche a in tribuna, sulla quale però il posizionamento sbagliato della barriera fa la sua parte. La Lazio assente ingiustificata, il derby non lo gioca, confermando come, per una strana regola del destino, chi parte avanti non arriva mai o quasi prima sul traguardo della stracittadina: è la legge del derby che anche stavolta ha preso corpo all’Olimpico soldout da regole Covid. La squadra di Sarri regala il primo tempo ai rivali di sempre, riparte meglio nella ripresa ma non trova mai il passo giusto per provare a ribaltare le sorti di una serata che si era messa male da subito: perché quel rimpallo in avvio può essere una delle chiavi di lettura. Nel complesso però sul tabellino risulteranno al termine due soli tiri in porta della Lazio: uno per tempo a dimostrazione di come i biancocelesti non sono mai entrati in partita. A Mourinho, che azzecca tutto il possibile, riesce l’impresa di ribaltare il ko dell’andata dove i suoi erano stati letteralmente surclassati da una Lazio molto più in palla: un successo che vale doppio perché ribalta anche la differza reti negli scontri diretti ora a favore di giallorossi in caso di un arrivo a parimerito. Dall’altra parte il tecnico biancoceleste non può nulla contro la serata di «no» di molti suoi uomini fondamentali. Milinkovic fa un paio di giocate ma sembra predicare da solo nel deserto, Luis Aberto non riesce mai o quasi a fare la cosa giusta, Acerbi poi va sempre in affanno e sembra lontano da quello migliore. Si salva solo Pedro: forse per il «veleno» che ha contro la sua ex, è sempre il più pericoloso dei biancocelesti quando si rovesciano nella metà campo avversaria. Il bilancio coincide con la festa giallorossa che manda la squadra sotto la Sud e la Lazio negli spogliatoio a fare i conti con i propri errori: un po’ come era successo, in senso opposto, dopo la stracittadina dell’andata lo scorso 26 settembre. Per gli amanti dei numeri la Roma centra la seconda vittoria in campionato con tre gol di scarto, mentre i biancocelesti hanno fin qui incassato 45 reti in trenta partite ma non ne prendevano tre in una sola gara dallo scorso gennaio. Infine da segnalare il record di Abraham che con la doppietta di ieri sale a quota 23 e diventa il romanista che segnato più gol nella sua prima stagione con la maglia della Roma. Ma le cifre lasciano il tempo che trovano, la stagione è ancora lunga e di strada da fare ce n’è ancora tanta.



A. DI CARO - LA GAZZETTA DELLO SPORT

(... ) Roma e Lazio, le due squadre più indecifrabili del campionato, non potevano che dar vita a una partita imprevedibile. La Roma, reduce da due prestazioni opache a Udine e col Vitesse, era sfavorita rispetto a una Lazio che appariva finalmente sarriana. Ebbene, non ha solo vinto, ha stravinto. Un dominio totale in ogni zona del campo. Difficile tenere i ritmi di un primo tempo straordinario, ma se nel secondo invece di controllare la Roma avesse continuato ad attaccare, il punteggio sarebbe potuto diventare ancora più imbarazzante per la Lazio. Mourinho nella sua lunghissima carriera ha giocato 118 derby, solo in una occasione ne ha persi due in stagione sia all’andata che al ritorno, quando con l'inferiore Tottenham ha affrontato il Chelsea. Non è solo una statistica, rende perfettamente l’idea di quanto non accetti certe sconfitte che non solo bruciano, ma possono indirizzare un intero campionato. Diciamolo senza trucchi: avesse perso ancora con Sarri, finendo a -4 dalla Lazio e con un gioco spesso deludente, sarebbero partite critiche feroci. Questa vittoria non può cancellare completamente difficoltà e alti e bassi della stagione, ma cambia molto, consente di fare il pieno di energia, ottimismo e permette alcune considerazioni. 1) È incomprensibile come la Roma alterni partite di altissimo livello tattico, agonistico e anche tecnico, come contro Atalanta e Lazio, a prestazioni inquietanti.

2) Se la Roma avesse giocato il 70% delle partite come ieri, sarebbe senza alcun dubbio tra le prime quattro e forse lotterebbe per il titolo. Perché non è accaduto?

3) Il derby ha dimostrato che la rosa della Roma non è scarsa e inadeguata, come spesso è stato detto, ma di ottimo livello. Nei titolari, ma anche nelle riserve, se pensiamo che ad inizio gara in panchina c’erano: Zaniolo, , Kumbulla, Maitland-Niles, Veretout, Vina, Shomurodov e alcuni giovani di belle speranze.

4) Da Mourinho sono arrivate due lezioni. La prima nella preparazione perfetta della partita. La seconda di sportività e di abitudine ai grandi livelli quando ha stoppato i prematuri e irridenti olé della nel primo tempo. Ma forse Mou una lezione l’ha pure ricevuta: quando si occupa solo di campo, evitando proteste plateali e spesso eccessive, i suoi giocatori sono più tranquilli e anche gli arbitri dirigono meglio. La partita di Irrati è stata ottima.

5) Abraham è il miglior giocatore arrivato quest’anno nel nostro campionato. Leader in campo, fa reparto da solo ma gioca sempre con i compagni e segna con regolarità. Già 22 i gol stagionali e miglior marcatore nel 2022.



M. SCONCERTI - CORRIERE DELLA SERA

(...) Eccezionale la Roma in un derby che poteva segnare la fine della fiducia plebiscitaria in Mourinho. Invece tutto si moltiplica, la Roma è stata squadra come forse mai, dura, cattiva, pregiata. La punizione di Pellegrini è da fuoriclasse, Abraham è interessantissimo, ma la novità è stato il ritmo di gioco, quasi incessante. La Lazio ne è stata travolta, come avesse davanti un avversario alieno. Era invece la vecchia Roma, perfino senza Zaniolo tenuto fuori per scelta tecnica, più o meno quei titolari che Mourinho ha spesso guardato con sospetto. Forse è tardi per aspirazioni di classifica, ma dopo tanto si è capito che la Roma ha un presente e soprattutto un futuro.


P. CONDÒ - LA REPUBBLICA

C i sono situazioni nelle quali José Mourinho continua a portare tutti a scuola. La gestione del derby è stata un capolavoro: preparato con le dichiarazioni sulla rilassatezza della Lazio a fronte delle proprie fatiche in coppa — e lo sprint iniziale, tutto romanista, ha indirizzato il match — concluso dalla “scomparsa” al fischio finale per lasciare la scena ai giocatori, e passato per i vigorosi gesti di diniego ai tifosi festanti un po’ troppo presto, nel recupero del primo tempo, quando un gol subito per distrazione (stava capitando) avrebbe incendiato l’intervallo laziale deprimendo il proprio. Ispirata dal suo guru — chiamarlo allenatore sarebbe riduttivo — la Roma ha sfruttato l’episodio all’alba della gara, ha allargato il risultato appena ne ha avuto l’occasione, l’ha dilatato con una prodezza individuale e ne ha conservato le dimensioni quasi mettendole sotto spirito, a mantenere il gusto del trionfo. Il derby di Roma è diverso dagli altri perché funziona come una lente d’ingrandimento: se ti fa star bene, stai benissimo. E chi sta benissimo vede tutto in una luce favorevole, dalla possibilità di vincere la Conference League (l’ultimo titolo è la coppa Italia 2008) a quella di festeggiare il quinto posto: magari ad agosto si pensava che Mourinho avrebbe puntato alla , ma raramente sono state fallite così tante previsioni come quest’anno. Un po’ perché siamo stati scarsi noi nel farle, un po’ perché — col passare dei mesi — i traguardi di diversi club si sono ritirati come la maglieria quando si sbaglia ciclo di lavaggio. (...)



T. DAMASCELLI - IL GIORNALE

(...)  Il derby di Roma è stato come sempre spettacolare nella cornice dell'Olimpico ma soprattutto nella prestazione superba della squadra giallorossa che ha dominato la Lazio nel gioco, nell'agonismo, nella lucidità in ogni zona del campo con un imperiale Abraham e con una sola macchia, il bullo Mancini che, per comportamenti, non è da maglia azzurra. Zeman aveva pronosticato la Lazio perché più squadra e si era detto deluso dal non gioco di Mourinho. Il boemo ha idee scadute, non è colpa sua ma di chi insegue e venera i falsi idoli del passato invece di pensare al futuro. A proposito di futuro: da oggi a giovedì sera non c'è altro cui pensare: Macedonia del Nord e basta. Non roviniamo questo bellissimo week end.


I. ZAZZARONI - CORRIERE DELLO SPORT

Così come la risposta negata a Zeman che sul nostro giornale l'aveva in qualche modo "ridotto": «lo ho vinto 25 titoli, lui due serie B, non rispondo». Quando c'è di mezzo Mou, le parole dicono una cosa e i fatti raramente la tradiscono. Per questo si sente (ed ë) davvero "uno a parte". La sua singolare ascensione romana, sostenuta fin dal primo giorno - e anche nei momenti difficili - dalla tifoseria, che l'ha eletto a unica guida, ha trovato proprio nella partita più sentita dell'anno una sorta di sublimazione. Speciale, o diversamente normale, Mou lo è stato senz'altro ieri pomeriggio: nelle scelte e nel prodotto delle sue decisioni. Lui che mette i valori tecnici e la personalità dei giocatori davanti al resto, a tutto il resto, aveva fatto il possibile per recuperare in qualche modo Lorenzo Pellegrini, che nelle ore precedenti era stato male. E Pellegrini l'ha premiato. Inoltre ha dato di nuovo fiducia ai vent'anni di Nicola Zalewski, giusto per ricordare ai Friedkin, al pubblico e ai media che dal mercato aveva ricevuto Vifia e Maitland-Niles. Ma, soprattutto, ha lasciato in panchina l'attesissimo Nicolò Zaniolo per riportare sulla trequarti Mkhitatyan e rendere più solido e protettivo il centrocampo conCristante. Ha un senso perfino la continua rinuncia a Vereotut (...)